martedì 28 febbraio 2017
Appello al governo italiano e alla Ue per fermare la demolizione di Khan al-Ahmar
Khan al-Ahmar, tra Gerusalemme e Gerico (Ansa)

Khan al-Ahmar, tra Gerusalemme e Gerico (Ansa)

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Sono 21 le organizzazioni umanitarie che si stanno mobilitando per fermare la demolizione di Khan al-Ahmar, il villaggio beduino che sorge sta sulla strada tra Gerusalemme e Gerico, in Cisgiordania, ma in “Area C”, e quindi sotto controllo israeliano. Come scritto da Avvenire settimana scorsa, il villaggio – baracche di legno e lamiera che ospitano una ventina di famiglie (circa 130 persone) –, rischia di essere smobilitato perché considerato illegale dal governo dello Stato ebraico (che d’altra parte, però, non consente a questa gente, costretta 70 anni fa a fuggire dalla sua terra, il Negev, di mettersi in regola poiché non concede permessi edilizi). Nel villaggio c’è anche la “Scuola di gomme”, fondata nel 2009 dalla Ong Vento di Terra, che accoglie 180 bambini, di Khan al-Ahmar e di tutti i villaggi intorno. Si chiama così perché fatta di pneumatici, unica soluzione praticabile vista l’impossibilità di costruire in cemento. Settimana scorsa, esercito e forze di polizia sono entrati nel villaggio rilasciando 42 ordini militari che mettono a rischio di demolizione ogni struttura. E molte delle strutture minacciate sono state costruite nel quadro di programmi umanitari finanziati dal Governo italiano, inclusa la Scuola di gomme. A rischio sono anche altre iniziative italiane, come quelle di Oxfam, che comprende progetti a sostegno delle donne impegnate nella filiera lattiero-casearia. Le Ong operanti nell’area su progetti umanitari e a difesa dei diritti umani chiedono dunque al Governo italiano, all’Unione Europea, ai suoi Stati membri, e alla Comunità internazionale di adottare misure concrete per impedire il trasferimento forzato della comunità beduina di Khan al-Ahmar.

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