lunedì 30 dicembre 2013
Grido di aiuto delle famiglie adottive bloccate dallo scorso settembre nel Paese africano: «Vogliamo tornare con i bambini». Paura per l'assalto di un gruppo di ribelli a Kinshasa. Uccisi 40 attentatori. Letta: «Lavoriamo per soluzione positiva»
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"Oggi ci hanno comunicato che le adozioni sono chiuse almeno fino a settembre-ottobre 2014. Fate qualcosa, aiutateci a tornare con i bambini...". È la telefonata che Michela Gentili e Andrea Minocchi, in attesa di adottare un bimbo di 2 anni, hanno fatto stamani da Kinshasa ai parenti a Macerata. Lo riferiscono i familiari all'Ansa.  

Le famiglie hanno temuto per la loro incolumità stamattina quando quaranta ribelli hanno assaltato la tv di Stato a Kinshasa, l'aeroporto e lo Stato maggiore, rimanendo poi uccisi per l'interventi della polizia. "Vi prego di aiutarci a sollecitare la Farnesina ad adoperarsi per farci tornare a casa": lo scrive in una mail all'Ansa Enrico, umbro che con la moglie Chiara si trova bloccato in Congo a seguito delle decisioni delle autorità governative locali di fermare tutte le pratiche di adozione in corso. L'ambasciata italiana a Kinshasa è in costante contatto con le famiglie italiane bloccate in Congo e il ministro degli Esteri, Emma Bonino, sta seguendo l'evolversi della situazione attraverso l'Unità di crisi della Farnesina, dopo i violenti disordini di stamani nella capitale. Lo riferisce il ministero degli Esteri. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, è «vicino» alle 24 famiglie italiane interessate dal blocco delle adozioni internazionali in Congo e ha lavorato nelle ultime settimane affinchè la vicenda possa risolversi positivamente. Ne ha dato notizia un comunicato di palazzo Chigi.

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