giovedì 23 giugno 2016
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"Oggi sono Beni". Comincia così l'intervento dell'ex ministro Cécile Kyenge (Pd) all'Europarlamento, che traducendo in italiano lo slogan "Je suis Beni", si è idealmente identificata con la città del nord-est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) dove da un anno e mezzo sono in corso scontri fra gruppi etnici per il controllo di un territorio ricco di minerali. Davanti alla plenaria del Parlamento europeo, Kyenge ha parlato in prima persona a nome delle donne violentate nella regione. L'aula era però praticamente vuota, come si vede nel video.
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"Perché non ho chiesto a mio marito di accompagnarmi? Perché non ho deciso di far parte di quegli oltre 400mila connazionali che hanno lasciato il paese proprio per sfuggire a queste violenze? Si, ma per andare dove? In Europa?" si è chiesta l'eurodeputata. "E se poi ci avessero rispedito indietro dicendo che non siamo titolari di protezione internazionale dove saremmo ritornati, a Beni?". "Però in fondo è un bene che fossi sola, così la mia famiglia è al sicuro, almeno per il momento. E poi ho risparmiato loro uno spettacolo disumano, queste bestie non si sono limitate a violentarmi, hanno infierito con lame e rastrelli e poi hanno completato l'opera bruciandomi", ha continuato Kyenge.L'europarlamentare ha concluso: "Cari colleghi, da ottobre 2014 a marzo 2016 nei territori di Beni, Lubero e Butembo 1.200 persone sono state massacrate nell'indifferenza generale. Il rischio è il genocidio. È una vergogna. Nessuna impunità per i responsabili di questi massacri. A quando la giustizia?".Il gruppo S&D si è già fatto promotore di una risoluzione sui massacri nell'Est della Repubblica Democratica del Congo, con cui chiede alla comunità internazionale, presente con la missione dell'Onu Monusco, di non assistere inerte ai massacri.
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