venerdì 11 maggio 2018
Da gennaio sono 17 le morti sospette: inviata a Bikoro una équipe di medici
(Ansa)

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In Africa torna l’incubo ebola. Almeno 17 persone sono morte nella Repubblica democratica del Congo in sospetti casi di ebola, mentre le autorità sanitarie del Paese hanno annunciato il ritorno «di un’altra epidemia» nel nord-ovest, a meno di un anno dallo scoppio di un altro focolaio d’infezione che aveva fatto 8 vittime. La Repubblica democratica del Congo non era stata toccata dall’epidemia scoppiata nel 2014, quando a morire furono migliaia di persone in tutta l’Africa occidentale, in particolare in Guinea, Sierra Leone e Liberia. Il Paese, dove scorre il fiume Ebola che dà il nome al virus scoperto proprio qui nel 1976, ha già dovuto affrontare nove diverse epidemie.

«Il nostro Paese sta affrontando un’altra epidemia di virus ebola, che costituisce un’emergenza internazionale», ha affermato il ministro Oly Ilunga, assicurando che Kinshasa «dispone ancora di risorse umane ben addestrate che sono state in grado di prendere il controllo rapidamente delle precedenti epidemie». Un gruppo di una dozzina di medici è stato inviato nella Provincia Equatoriale, nel nord-ovest del Paese, e ha raccolto campioni: in sei casi è arrivata la conferma che ci si trova davanti al ceppo Zaire dell’ebola. I casi sospetti di febbre emorragica sono 21, con 17 vittime. Il ritardo nelle operazioni, che potrebbe rivelarsi drammatico, è evidente. L’Organizzazione mondiale della sanità ha ammesso che le prime morti sospette risalgono a gennaio. Ciò vuol dire che il virus ha avuto cinque mesi di tempo per potersi diffondere prima che fossero presi i primi provvedimenti: i contagi potrebbero già essere numerosi.

L’epidemia sembra per ora localizzata nella zona del villaggio Ikoko Impenge, vicino alla città di Bikoro, dove le autorità sanitarie hanno riferito di 21 persone con sintomi di febbre emorragica: in 17 sono poi morti. In passato le epidemie di ebola in Congo sono state rapidamente localizzate e isolate. La zona di Bikoro, però, non è lontana dalle rive del fiume Congo, una via d’acqua essenziale e molto utilizzata per trasporti e commerci e che potrebbe favorire la diffusione del virus verso Kinshasa e Brazzaville (capitale della vicina Repubblica del Congo), ovvero verso una bacino potenziale di oltre dodici milioni di persone.

Per questo l’Oms sta ora cercando di stringere i tempi. Si ritiene che ebola possa diffondersi su lunghe distanze attraverso i pipistrelli, che possono ospitare il virus senza morire e infettare altri animali con cui condividono gli alberi come le scimmie. Spesso il virus contagia gli esseri umani attraverso la carne di selvaggina infetta. Dopo l’ultima fiammata di ebola in Congo, le autorità locali hanno approvato l’uso di un nuovo vaccino sperimentale, che alla fine non è stato però impiegato a causa delle sfide logistiche poste da questo immenso Paese e della natura relativamente limitata del focolaio infettivo.

«La nostra priorità è lavorare assieme al governo della Repubblica democratica del Congo e i partner per ridurre la perdita di vite e le sofferenze», sottolinea ora Peter Salama, vice direttore generale dell’organizzazione per le Emergenze. L’Oms ha messo a disposizione fondi dal suo bilancio per i prossimi tre mesi per contenere la diffusione del virus nelle regioni vicine. La speranza è che non sia già troppo tardi.

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