mercoledì 5 dicembre 2012
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In una nuova fase alta­mente delicata della cri­si congolese, i ribelli del Movimento 23 marzo (M23) stanno lasciando Goma, principale città nel nord-est della Repubblica democra­tica del Congo, per conse­gnare la sicurezza in mano a 300 poliziotti. «Ulteriori cen­tocinquanta agenti sono at­tesi a breve», ha reso noto Mondje Nounoubai, porta­voce della missione Onu Mo­nusco. «Domani rientreran­no le nostre truppe regolari», ha aggiunto il generale Fran­cois Orenga, capo di stato maggiore dell’esercito con­golese. la città nelle scorse o­re è stata devastata da sac­cheggi di negozi e violenze sui civili che si opponevano. Gli insorti, che hanno già la­sciato le località di Sake e Masisi, dovrebbero ritirare le loro truppe fino a 20 chilo­metri più a nord di Goma. Ma i dubbi rimangono. Il M23 ha infatti accusato i ca­schi blu di ostacolare l’ac­cordo siglato mercoledì in U­ganda. «Impediscono i no­stri movimenti e bloccano il recupero della nostra logisti­ca », ha detto Sultani Maken­ga, capo dei ribelli.
Resta invece drammatica la situazione per gli sfollati e i rifugiati che sono fuggiti dal fuoco incrociato dei vari gruppi armati in gioco. «O­periamo a tempo pieno, in condizioni molto precarie», ha confermato ieri padre O­swald Musoni, direttore di Caritas a Goma, «Abbiamo fatto una ricognizione dei bi­sogni e abbiamo iniziato la distribuzione di viveri. Ci so­no molti minori non accom­pagnati – spiega il religioso – e siamo preoccupati per la loro sicurezza».
Le Caritas locali da mesi so­no impegnate ad assistere i civili colpiti dal conflitto. Ma con gli ultimi tragici svilup­pi, gli sforzi sono aumenta­ti. «È stato lanciato un nuo­vo piano di intervento per aiutare 60.000 persone – re­cita una nota di Caritas Go­ma – distribuiamo cibo, co­perte, teli, kit igienico sani­tari, e attrezzature da cucina non solo a Goma, ma anche a Bukavu e Butembo-Beni». La Caritas Italiana (www.ca­ritasitaliana. it) ha messo a disposizione un contributo e lanciato una sottoscrizio­ne per sostenere le azioni in Congo.
E ha rilanciato l’appello dei vescovi africani che denun­ciava: «L’impotenza di uo­mini, donne e bambini da­vanti a una guerra per lo sfruttamento delle risorse».
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