domenica 29 dicembre 2013

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Con l’approvazione formale ieri da parte del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, massima istanza legislativa del Paese, la Repubblica popolare cinese cancella due delle sue istituzioni più controverse: la «politica del figlio unico» e i campi di rieducazione attraverso il lavoro (i «laojiao»). La loro fine era stata decretata durante la riunione del Terzo Plenum del 18° Comitato centrale del Partito comunista cinese lo scorso novembre.Per molto tempo negato dal governo di Pechino, che oggi non solo ne ammette l’esistenza, ma addirittura ne decreta l’inutilità nella situazione attuale, l’istituzione dei campi di lavoro venne formalizzata in Cina nel 1957 come mezzo per punire reati minori. Ben presto, però, con la possibilità data a comitati interni alla polizia di sentenziare fino a quattro anni di detenzione senza processo e la segretezza che li circondava, divennero simbolo dell’arbitrarietà del sistema legale e carcerario cinese. Non è chiaro se il sistema proseguirà sotto altra forma oppure se sarà totalmente abolito, facendo rientrare i detenuti nel sistema carcerario normale.Cifre del ministero della giustizia cinese indicano oggi in 260 i campi di lavoro superstiti con 160mila prigionieri. Dati in regresso rispetto a un rapporto Onu del 2009, che segnalava 320 campi e 190mila internati. Molte delle strutture sono già in stato di parziale abbandono e soprattutto private ormai, quasi ovunque, delle attività produttive (miniere, fabbriche, campi) che occupavano i detenuti come manodopera gratuita. Una situazione che potrebbe essere incoraggiante se non fosse già da tempo affiancata da iniziative come centri per i tossicodipendenti e per condannati con problemi psichici che già oggi, secondo le denunce di diverse organizzazioni, ospiterebbero anche dissidenti politici o religiosi mai condannati formalmente.Come evidenzia Asia News, da tempo «molti cattolici del Hebei sperano che la cancellazione dei campi di lavoro porterà alla libertà i vescovi Giacomo Su Zhimin di Baoding e Cosma Shi Enxiang di Yixian, padre Giuseppe Lu Genjun, vicario generale di Baoding, rispettivamente da 15, 12, 9 anni nelle mani della polizia».Ugualmente controversa, ma con un impatto maggiore, la politica demografica cinese ha raccolto attorno a sé una forte opposizione popolare, oltre a essere strumento di abusi e arbitri tali da diventare, presso la popolazione, sinonimo della cecità del potere e della sua arroganza.Introdotta nel Paese nel 1979 per frenare la rapida crescita della popolazione, la legge consente eccezioni al primo figlio per le coppie che, abitanti le aree urbane siano composte da due figli unici, per quelle delle aree rurali, nel caso in cui il primo figlio sia femmina, e per le minoranze etniche. Con il passaggio ieri alla fase esecutiva del nuovo sistema, è “previsto” un secondo figlio per le coppie urbane nelle quali anche solo uno dei due componenti sia figlio unico. Secondo i dati ufficiali, dal 1980 sono 400 milioni i cinesi non nati come conseguenza della politica ufficiale. Una situazione contro cui si sono battuti in molti e tra questi Chen Guangcheng, perseguitato con tutta la famiglia e incarcerato per avere denunciato la pratica degli aborti selettivi nella sua provincia di Shandong. Il 42enne, cieco fin da bambino, incarcerato per quattro anni, è diventato famoso fuori dalla Cina nell’aprile 2012 per la fuga dagli arresti domiciliari e la richiesta di asilo all’ambasciata Usa di Pechino fino alla sua emigrazione. Al centro dell’azione di Chen vi sono, in particolare, gli interessi di molti nel partito e fuori per una permanenza del sistema in vigore. Anche l’allarme sulle sue conseguenze, però.Da tempo si va evidenziando, infatti, una riduzione della forza-lavoro nelle manifatture, elemento propulsivo dell’economia. Circa 3,45 milioni l’anno di minori nascite preannunciano anche un rapido invecchiamento della popolazione. Con queste tendenze, nel 2050 oltre il 25 per cento dei cinesi avrà più di 65 anni, con pesanti conseguenze sulle casse statali e sugli equilibri sociali. Inoltre, per la tradizionale preferenza per gli eredi maschi che ha portato a gran numero aborti selettivi, il rapporto di genere sessuale è fortemente squilibrato: il dato di 115 maschi su 100 donne è oggi un’ipoteca sulla possibilità per 24 milioni di cinesi di trovare una compagna per la vita.
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