venerdì 13 marzo 2020
Superata la soglia delle 5mila vittime. Ma in Cina in contagio è quasi azzerato. Nuovi casi isolati in Africa. Bolsonaro: sono negativo
Trump dichiara lo stato di emergenza nazionale

Trump dichiara lo stato di emergenza nazionale - Reuters

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Il presidente Usa Donald Trump ha dichiarato l'emergenza nazionale per l'epidemia di coronavirus. Con 1.700 casi e 41 le vittime negli Stati Uniti aumenta la paura. E il capo della Casa Bianca è oggetto di forti critiche da parte dell'opposizione che lo accusa di aver minimizzato il rischio nelle settimane precedenti. Da qui la scelta di ricorrere a una misura forte. Trump ha invocato lo Stafford Act che gli concede poteri straordinari. «Ora avremo a disposizione 50 miliardi di dollari per combattere la pandemia e venire in soccorso agli Stati più colpiti», ha annunciato il leader che ha chiesto agli ospedali massima flessibilità e ha promesso di mettere a disposizione dei cittadini mezzo milione di test dalla settimana prossima. Anche in piena crisi, Trump non ha mancato di lanciare una stoccata all'Europa: «Abbiamo fatto enormi progressi soprattutto rispetti ad altre parti del mondo che non sono state capaci di affrontare la malattia dall'inizio. L'Europa è stata individuata come hotspot della pandemia dall'Oms. Grazie all'azione collettiva e alla determinazione nazionale supereremo questo problema».

Sanitari al lavoro a New Rochelle, Usa

Sanitari al lavoro a New Rochelle, Usa - Reuters

L'allerta alla Casa Bianca

La Casa Bianca è anche alle prese con lo scombussolamento interno dopo la positività al virus di un componente della delegazione brasiliana che sabato scorso ha cenato con Trump nella residenza di quest'ultimo, in Florida. Nel gruppo c'era anche il leader, Jair Bolsonaro, che, però, in un messaggio Facebook, ha detto di essere risultato negativo al test.

L'Europa, epicentro della pandemia

Mentre in Cina è quasi azzerata, ora è l'Europa l'epicentro della pandemia, con quasi 18mila contagiati. Così ha detto il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. Nel Vecchio Continente i casi hanno raggiunto quota quasi 18mila, di cui oltre la metà in Italia. La cifra totale dei contagiati, in base alle ultime cifre dell'Oms, è di 132mila in ventritrè Paesi con oltre cinquemila vittime. Tedros ha specificato che l'unico modo per contrastare il virus è un ferreo isolamento sociale. Direttiva a cui gli Stati si stanno adeguando - a partire dalla Spagna che in una settimana è arrivata a 4.300 infettati -, con chiusure e restrizioni a tappeto. In tutta l'area di Schengen, inoltre, stanno tornando le frontiere con forti limitazioni, collegamenti arei e ferroviari sospesi, misure di quarantena all'interno e all'esterno.


Epidemia quasi azzerata in Cina

Buone notizie, invece, arrivano dalla cina. La città di Wuhan, epicentro dell’epidemia di coronavirus, ha (quasi) azzerato il numero dei contagi. Per il secondo giorno consecutivo, il conteggio è stato inferiore a 10 (otto infettati), mentre nel resto del Paese non sono state segnalate nuove infezioni trasmesse localmente. Mentre un nuovo caso è stato importato dalla Gran Bretagna. Il totale delle persone contagiate è di 80,813, 3,176 le vittime.

Non solo. Anche la macchina produttiva del colosso asiatico sta ripartendo. Circa il 95% delle grandi aziende fuori della provincia dell'Hubei, e il 60% delle piccole e medie imprese hanno già ripreso la propria attività: lo ha reso noto il ministro dell'Industria cinese, Xin Guobin.

"Dopo aver imposto rigide restrizioni al trasporto e alla mobilità delle persone, la Cina sta cercando di tornare al lavoro", ha spiegato Xin in una conferenza stampa a Pechino. "Ritornare al lavoro, riprendere la produzione e l'attività commerciale è essenziale e viene svolto in maniera coordinata". Il ministro, che si è spinto a definire il momento come "positivo", ha riconosciuto che le società cinesi devono ancora affrontare "carenza di fondi, personale e forniture". "In generale, l'efficienza del funzionamento della catena industriale è bassa". Pertanto, "la Cina si coordinerà con altri Paesi per promuovere il ritorno all'attività". Nonostante i dati ufficiali, l'attività economica in Cina è tutt'altro che normale: gran parte della popolazione fa ancora il telelavoro da casa e molti uffici e locali commerciali sono chiusi. L'agenzia ufficiale Xinhua ha aggiunto che il Paese invierà personale in alcune regioni e province per "valutare" i progressi nel riprendere il lavoro e la produzione.

Prove di ritorno alla normalità a Pechino

Prove di ritorno alla normalità a Pechino - Ansa

La diffusione in Asia

Continua a migliorare la situazione anche in Corea del Sud. Il Paese ha registrato ieri 110 nuovi casi. Lo riferisce l'agenzia di stampa Yonhap specificando che si tratta del numero più basso di infezioni giornaliere in più di due settimane. Il totale dei contagi nel paese è salito a 7.979. La Corea del Sud ha visto un ulteriore declino delle infezioni quotidiane, mentre le autorità stanno per concludere massicci test nella città sud-orientale di Daegu, epicentro del coronavirus nel paese. Un totale di 177 pazienti sono stati dimessi dagli ospedali ieri dopo essere guariti, mentre il numero dei morti è salito a 67.
Il Parlamento giapponese ha dato il via libera ad un provvedimento che permette al premier Shinzo Abe di proclamare lo stato d'emergenza per bloccare l'epidemia di coronavirus. In Giappone si contano circa 1.400 casi, di cui 700 sulla nave da crociera rimasta per due settimane in quarantena nel porto di Yokohana, mentre le vittime sono 26.
Il ministro della Salute di Singapore ha reso noto che dal 15 marzo, alle 23:59 locali, a tutti i nuovi visitatori con viaggi fatti in Italia, Francia, Spagna e Germania negli ultimi 14 giorni non sarà autorizzato l'ingresso nella città stato o addirittura il transito. Ai cittadini di Singapore, ai residenti permanenti e ai possessori di visto di soggiorno di lungo termine che di recente hanno visitato i 4 Paesi europei sarà disposta la quarantena domiciliare di due settimane al momento del loro ritorno. I residenti con visto di soggiorno di lungo termine dalla Cina, purché fuori dalla provincia dell'Hubei, Iran e Corea del Sud continueranno a rispettare l'auto-isolamento di 14 giorni al rientro. Singapore ha registrato finora 187 casi di infezione al coronavirus di cui 96 risoltesi con la guarigione.

Il contagio si diffonde in America Latina

Il virus è arrivato anche in America Latina con 300 casi in quasi tutti i Paesi a parte Uruguay, Guyana e Suriname. A preoccupare, in particolare, la scoperta dei primi infettati in Venezuela dove, con il sistema sanitario al collasso, è molto difficile affrontare l'emergenza

Casi isolati in Africa
In Africa Gabon, Kenya e Ghana hanno confermato i loro primi casi di coronavirus, dopo Costa d'Avorio, Nigeria, Senegal, Camerun, Togo, Sudafrica, Burkina Faso e la Repubblica democratica del Congo.
In una dichiarazione, il governo del Gabon ha dichiarato che il suo caso era un 27enne gabonese che era tornato dalla Francia l'8 marzo. Il ministero della salute del Ghana ha affermato che i suoi due casi erano persone tornate di recente dalla Norvegia e dalla Turchia.

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