martedì 11 febbraio 2020
Il Global Times riconosce le lacune e i ritardi: mancano medici e infrastrutture per fronteggiare le emergenze
Un medico al lavoro nell'ospedale di Wuhan, la città epicentro dell'epidemia

Un medico al lavoro nell'ospedale di Wuhan, la città epicentro dell'epidemia - Reuters

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L’autocritica arriva direttamente dal Global Times, tabloid dell'organo ufficiale del Partito comunista cinese. L’epidemia del coronavirus ha messo – spietatamente - a nudo le lacune e le inefficienze del sistema sanitario cinese. Nonostante il quotidiano esalti la velocità di reazione all’epidemia – in meno di due settimane a Wuhan, la città epicentro dell’epidemia, sono stati tirati su dal nulla due ospedali, rispettivamente da 1.000 e 1.600 posti letto - , allo stesso tempo è costretto ad ammettere che “la Cina ha ancora molta strada da fare in termini di costruzione del suo sistema medico”. “Il sistema sanitario cinese – ammette ancora il quotidiano - è stato a lungo sottoposto a enormi pressioni e la situazione di Wuhan potrebbe essere solo una manifestazione di tali gigantesche pressioni”. Un sistema che per essere rilanciato ed essere capace di “abbracciare” una popolazione di 1,4 miliardi di persone necessita di iniezioni massicce di risorse mediche sufficienti, incluso personale medico, attrezzature e infrastrutture”.
Una carenza catturata dalla forbice esistente tra due dati. Tra il 2008 e il 2017, il numero di visite ospedaliere in Cina è raddoppiato da 1,78 a 3,44 miliardi. Il numero di medici è cresciuto da 1,58 per 1.000 persone a 2,44 nello stesso periodo, con un aumento di appena il 54 percento. “L'epidemia di coronavirus - conclude il giornale - ha già dimostrato che le strutture mediche in alcune aree sono obsolete e non possono soddisfare le esigenze mediche della popolazione”.


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