giovedì 2 febbraio 2017
Il Partito comunista: bisogna preservare l'identità delle città cinesi. Ma il patrimonio culturale del gigante asiatico è a rischio. Grande Muraglia compresa
I cloni di Parigi o Londra? Sono in Cina. Ma ora il Partito dice stop
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Il nuovo volto scintillante, ultra moderno, delle città cinesi, cresciute come funghi nell’era della galoppante crescita economica del Dragone? Non piace più al Partito comunista cinese. Il “contrordine compagni” - basta edificare megalopoli fotocopie, è necessario preservare l’unicità della geografia urbana cinese ¬ è contenuto in un documento, rilasciato a fine gennaio, con il quale le autorità di Pechino provano a domare l’urbanizzazione sfrenata che ha, di fatto, snaturato il volo delle città cinesi. Bisogna proteggere l’architettura tradizionale, si legge nel documento, e i valori che essa custodisce e ai quali ha dato una concretezza plastica. Il Partito si intesta, così, la responsabilità politica di preservare la cultura cinese e i suoi simboli.

Ma qual è oggi il volto delle città cinesi? Come hanno osservato vari analisti, oggi le megalopoli del gigante asiatico sono un puzzle vertiginoso, un amalgama (stridente) di vecchio e nuovo, un coacervo di contraddizioni, il frutto spesso caotico di una speculazione famelica che rispecchia i profondi cambiamenti avvenuti nella società cinese. Il nuovo si è fatto strada, letteralmente, sulla demolizione del vecchio. Un esempio su tutti, Pechino. Gran parte del nucleo più antico della capitale è stato distrutto per far posto alla famigerata Piazza Tienanmen e a una foresta di grattacieli. Ma non basta. Il nuovo che avanza, in molti casi, è solo un’imitazione dei simboli architettonici dell’Occidente. Insomma, delle vere e proprie repliche. Volete ammirare la Torre Eiffel in salsa cinese? Basta andare nella città di Hangzhou. La duplicazione della stazione di Amsterdam? La vostra metà è Shenyang. Il clone del Tower Bridge di Londra (peraltro allargato, con 4 torri al posto di due)? Lo trovate a Suzhou. E come segnala AbcNews, non lontano da Pechino trovare persino una copia della Jackson Hole, nota agli amanti del genere western.

Questa ansia della replica, questa corsa all’imitazione, nasconde in realtà una realtà drammatica: la distruzione, sistematica, del patrimonio culturale cinese. Molti siti storici sono stati cancellati. Secondo un’indagine della Cnn, negli ultimi dieci anni 900mila villaggi sono spariti sotto la spinta di un’impetuosa urbanizzazione. Persino un terzo della Grande Muraglia sta subendo una lenta erosione, dovuto a un mix di danni ambientali e di incuria.


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