domenica 7 agosto 2011
Stavano tenendo un ritiro spirituale per altri sacerdoti: ora sono in carcere. Detenuti in isolamento, lasciati senza cibo né acqua. AsiaNews: vogliono costringerli ad aderire all’«Associazione patriottica».
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Altri arresti in Cina di sacerdoti che riconoscono l’autorità pontificia. Una vera retata che l’agenzia AsiaNews definisce «arresti-rapimento» attuata nella notte del 3 agosto in una casa della città di Luquan, contea di Dongming, nella provincia nord-orientale dello Shandong.I quattro preti stavano partecipando a un ritiro spirituale da essi organizzati per altri sacerdoti della «Chiesa sotterranea» e, secondo le fonti dell’agenzia, sono ora detenuti in condizioni di isolamento. Si tratta dell’amministratore della locale diocesi di Heze, il 48enne padre Wang Chengli e dei sacerdoti Zhao Wuji, Li Xianyang e Sun Guichun, rispettivamente di 50, 34 e 38 anni. Per procedere all’arresto, i poliziotti hanno scavalcato il muro di cinta dell’abitazione, con il pretesto di essere alla ricerca «di ladri». Individuati i religiosi che stavano dormendo, li hanno costretti a seguirli.Dalla cattura, i pastori sono rinchiusi nel carcere della contea per ordine delle autorità di pubblica sicurezza e dell’Ufficio per gli Affari religiosi. Ad essi non solo vengono negate le visite, ma sarebbero lasciati anche senza cibo e senz’acqua per costringerli a firmare – finora senza successo – l’adesione all’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, il cui scopo è di edificare una Chiesa cinese con vescovi di approvazione governativa. Un proposito da cui dissentono un gran numero di cattolici e una parte consistente del clero.Esponenti della Chiesa locale hanno chiesto alla Santa Sede di intervenire perché i sacerdoti vengano liberati. Intanto i funzionari governativi starebbero «raccogliendo prove» per procedere alla messa in stato d’accusa. Diversi fedeli hanno cercato di avvicinare le autorità di polizia per chiedere il rilascio degli arrestati ma senza alcun risultato.Nella sua gravità, la situazione dei quattro arrestati non è purtroppo eccezionale. Con una mossa contrastante tipica delle autorità di Pechino verso la dissidenza e le fedi che non riconoscono in tutto o in parte il controllo dello Stato e del Partito, i nuovi arresti hanno seguito di pochi giorni il rilascio, il 23 luglio, di un altro sacerdote. Padre Joseph Chen Hailong, che dall’ordinazione nel 2009 aveva svolta la sua attività nella parrocchia di Yanqin nei sobborghi di Pechino, era stato prelevato il 9 aprile da poliziotti in borghese e detenuto in una località ignota. Una prigionia durissima, passata per metà in isolamento, che ha provato il sacerdote, arrestato perché confessasse il luogo in cui si nasconde l’80enne monsignor Thomas Zhao Kexun, vescovo della sua diocesi natale di Xuanhua, nella provincia di Hebei, parte della circoscrizione ecclesiastica che include la capitale. Forti sono state, inoltre, le pressioni affinché accettasse il principio di una «Chiesa indipendente» e la tessera di sacerdote che legalizza la sua attività di pastore e consente di concelebrare con altri sacerdoti. Due giovani laici cattolici fermati contemporaneamente a padre Chen erano stati rilasciati due giorni dopo. Ignota resta invece la sorte di altri tre preti della diocesi di Xuanhua, padre Cui Tai, padre Yan Zongzhi e padre Zhang Jianlin fermati dalle autorità il 22 giugno.
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