domenica 7 luglio 2019
Venerdì, le suore che gestivano la struttura di Zager «sono state allontanate con la forza» dall’esercito e sulle porte sono stati messi i sigilli
Lo sgombero dell'ospedale (foto tratta da Fides, di Amecea, Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale)

Lo sgombero dell'ospedale (foto tratta da Fides, di Amecea, Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale)

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In Eritrea, anche l’ultimo ospedale cattolico è stato chiuso. Venerdì, le suore che gestivano la struttura di Zager «sono state allontanate con la forza» dall’esercito e sulle porte sono stati messi i sigilli. Alle religiose – riferisce l’agenzia Fides – è stato intimato di lasciare l’ospedale immediatamente ed è stato impedito loro di portare con sé le attrezzature ospedaliere.

L’ospedale forniva servizi di maternità e assistenza medica generale per il villaggio di Zager a una trentina di chilometri dalla capitale, Asmara.

Nelle ultime settimane, 22 ospedali e cliniche cattoliche sono stati chiusi. Molti osservatori leggono in questa ondata di requisizioni una risposta del regime di Isaias Afeworki alle critiche della Chiesa al suo governo. Nelle loro lettere pastorali, i vescovi cattolici hanno chiesto profonde riforme politiche nel Paese che, attualmente, non ha una Costituzione e non ha mai organizzato elezioni presidenziali e legislative.

Il governo ha ribattuto che le chiusure sono in linea con le norme introdotte nel 1995, che limitano le attività delle istituzioni religiose dalle scuole ai progetti agricoli, dagli ospedali all’assistenza degli anziani. Giovedì 4 luglio, a un altro gruppo di suore che gestiva una struttura sanitaria nel Sud del Paese, è stato anche intimato di lasciare la loro residenza. Una suora ha dichiarato di essere affranta: «Questa azione ferisce più le persone comuni che le organizzazioni religiose».

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