lunedì 14 gennaio 2013
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​Nelle ore in cui si prepara nel centro del Mali la controffensiva contro i jihadisti, ai confini con la Mauritania e l’Algeria si segnala la presenza di unità islamiste armate. Alle formazioni già insediate si sarebbero inoltre aggiunti dei miliziani di una nuova brigata, formata forse da algerini e mauritani. A guidarla è un emiro soprannominato «barba rossa». Se la notizia si rivelerà vera, troverebbe conferma non solo la “chiamata alle armi” che i fondamentalisti attestati nelle regioni settentrionali del Mali hanno lanciato ai jihadisti della regione, ma anche la permeabilità delle frontiere in un’area che supera i 5 milioni di chilometri quadrati, poco popolata, e soggetta a un traffico illegale di armi che permette ai gruppi radicali di approvvigionarsi facilmente. Un’altra fondata preoccupazione dei Paesi vicini è il possibile tentativo dei fondamentalisti di trasferirsi, armi e bagagli, nei loro territori. Un timore, questo, ingigantito dal fatto che i Paesi del Sahel vengono sollecitati dalla Francia a prendere parte all’operazione militare allorché i loro sistemi risultano appena in grado di garantire la difesa nazionale. È quanto trapela da un’analisi pubblicata venerdì sul giornale algerino Echourouk. Secondo l’analista Ahmed al Azimi, «Paesi come Mali, Mauritania, Niger e Burkina Faso hanno bilanci militari che non superano i 160 milioni di dollari, mentre il bilancio degli eserciti di tutti i quindici Paesi dell’Africa occidentale non supera il miliardo e mezzo di dollari l’anno, con 20mila militari nell’esercito mauritano e 10mila in tutto tra Niger e Mali». Azimi rileva anche come «ciò contrasti con la vastità dei territori che dovrebbero difendere e i pericoli che sono chiamati a contrastare». La Mauritania non ha più di 4mila guardie di frontiera, mentre sono tremila in Mali e meno ancora in Niger.Diversa, invece, la situazione dei fondamentalisti. Le forze jihadiste e i terroristi possono, secondo alcune fonti, contare su duemila miliziani: 700 del gruppo Ansar al-Din, oltre 600 di al-Qaeda nel Maghreb islamico, almeno 300 del gruppo Mujao, più circa 400 uomini tra miliziani di Boko Haram e volontari reduci dall’Afghanistan e da alcuni Paesi arabi e anche europei.
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