sabato 12 gennaio 2013
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rresponsabile nazionale del­la grande manifestazione di domani, Tugdual Derville è diventato sempre più negli ultimi mesi un punto di riferimento nel dibattito mediatico attorno alla bozza socialista sulle nozze e ado- zioni gay. Esponente di punta del mondo associativo e in particola­re, da quasi vent’anni, al timone dell’importante Ong pro-life «Al­liance Vita», ha pure scritto saggi sull’aborto, l’eugenismo e l’euta­nasia. Lo spiccato e crescente pluralismo della «Manifestazione per tutti» stupisce tanti francesi. Come lo in­terpreta? Alla base, c’è la fortissima motiva­zione di tutte le anime del movi­mento. La bozza di legge interpel­la intimamente le coscienze e chiunque può comprendere che c’è dietro una posta in gioco univer­sale: la complementarietà uomo­donna. Questa bozza potrebbe di­venire la porta aperta a ogni tipo di deriva. Abbiamo potuto superare così tanti steccati ideologici e con­fessionali. Rendo pure omaggio al­la personalità di Frigide Barjot, di­venuta un collante insostituibile. Nel movimento, si avverte una cer­ta spontaneità. È davvero così? Condivido. Anzi, ormai ho l’im­pressione che ci limitiamo a cana­lizzare qualcosa che in fondo non siamo noi ad aver suscitato. Solo a Parigi, un migliaio di giovani han­no dato il loro tempo per il volan­tinaggio, in un’ottica di dialogo a­perto con qualsiasi avventore. E il responsabile della suddivisione in­terna dei cortei, a soli 21 anni, si è prestato per negoziare con la Pre­fettura di polizia. Lo spartiacque fra fa­vorevoli e contrari è ancora destinato a spostarsi? Secondo i sondaggi, la nozione di matrimo­nio omosessuale con­tinua a sedurre una maggioranza virtuale. Ma in uno degli ultimi rilevamenti, il 63% de­gli intervistati è favo­revole al diritto per o­gni bambino di essere adottato da un padre e una madre. C’è una palese contraddizio­ne, essendo in Francia il matrimonio civile giuridicamente asso­ciato all’adozione. In realtà, quando i fran­cesi riflettono un atti­mo su tutte le implica­zioni della bozza, si oppongono a grande maggioranza. E lo slogan governativo «matrimonio per tut­ti » tradisce ormai sempre più un tentativo di schivare il dibattito. Fra le “chiavi” dei cortei, c’è pure «la lotta all’omofobia». Sì, perché comprendiamo quanto sia spesso doloroso vivere una re­lazione amorosa che non può sfo­ciare nella procreazione. Rispettia­mo ogni persona. Inoltre, vogliamo dire al governo che è proprio una bozza che potrebbe indurre gli o­mosessuali a cancellare i riferi­menti antropologici padre-madre a meritare di essere definita come o­mofoba. Continuano a ripeterlo le personalità di orientamento omo­sessuale che hanno raggiunto il nostro movimento. Vorrei ri­cordare, del resto, che anche l’ex premier so­cialista Lionel Jospin ha rammentato ai propri compagni di partito che il mondo è fatto di uomini e don­ne, non di eteroses­suali ed omosessuali. Rifiutiamo sistemati­camente ogni etichet­ta automatica stam­pata sulla vita intima delle persone, sempre complessa e fragile. Quale ruolo specifico possono svolgere le i­stanze confessionali? Constato che hanno tutte rifiutato di costi­tuire una sorta di fronte compatto delle religioni. Al contempo, hanno di­mostrato una ricchezza di argo­mentazione antropologica estre­mamente convergente e stimo­lante per tutta la società, compre­si i non credenti. Nonostante le tentazioni laiciste presenti in Fran­cia, questi interventi, soprattutto quelli della Chiesa cattolica, han­no rotto il ghiaccio e aperto il di­battito.
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