mercoledì 3 agosto 2011
Altre sei regioni risucchiate dall'emergenza. Per la Fao l'Uganda potrebbe essere il prossimo Paese a trovarsi nelle stesse condizioni di malnutrizione e siccità.
- COME CONTRIBUIRE | VAI AL DOSSIER
COMMENTA E CONDIVIDI
Una dichiarazione ancora più allarmante è stata lanciata ieri dalla sede delle Nazioni unite a New York. «La carestia nel Corno d’Africa si sta espandendo – ha confermato Valerie Amos, vice-segretario generale dell’Onu e coordinatore delle emergenze –. Presto, altre sei regioni potrebbero essere risucchiate dall’emergenza della crisi in Somalia». Secondo dati dell’Onu, 12,4 milioni di persone in Kenya, Etiopia, Somalia e Gibuti hanno urgente bisogno di aiuti e la situazione sta peggiorando. Il livello di carestia, l’ultimo stadio dell’emergenza, è stato decretato dall’Onu solo in due delle dieci regioni somale dove 3,7 milioni di persone stanno morendo di fame.Negli ultimi mesi c’è infatti stato un costante flusso di rifugiati che dalla Somalia hanno raggiunto i campi di Dadaab e Dolo Ado, rispettivamente in Kenya ed Etiopia, in cerca di riparo, cibo, acqua e cure mediche. Le organizzazioni umanitarie parlano di circa tremila profughi al giorno, un esodo ad altissima concentrazione. Dagli uffici Onu di Ginevra, invece, è stato ieri lanciato l’allarme riguardo a un altro Stato africano, l’Uganda. «L’Uganda potrebbe essere il prossimo Paese a essere colpito dalle stesse allarmanti condizioni di malnutrizione e siccità», ha confermato Sandra Aviles, operatrice dell’Organizzazione per il cibo e l’agricoltura (Fao). «In termini di precipitazioni stiamo assistendo alla più grave siccità degli ultimi quarant’anni», ha spiegato Amir Mahmoud Abdulla, vice direttore del Programma alimentare mondiale (Pam), durante la sua audizione sull’emergenza presso la commissione affari esteri del Senato. «In termini di carestia, di morti e di vittime, possiamo dire che non stiamo assistendo alle scene tragiche degli anni Ottanta e Novanta. Con una sola eccezione che è il sud della Somalia – ha continuato Abdulla –. All’epoca avevamo più siccità, ma meno vittime».Gli Stati Uniti stanno riflettendo sulla possibilità di allentare la morsa delle sanzioni contro i ribelli somali di al-Shabaab, un gruppo di matrice qaedista. «L’Amministrazione Obama intende allentare alcune restrizioni anti-terrorismo imposte alla Somalia», ha rivelato ieri il quotidiano americano Washington Post citando alcuni ufficiali del governo. «Le sanzioni hanno infatti impedito l’invio di aiuti urgenti nelle aree del Paese colpite dalla carestia».Almeno 2,2 milioni di somali vivono nelle zone meridionali della Somalia controllate da al-Shabaab. Le organizzazioni umanitarie finanziate da Washington potrebbero essere sanzionate penalmente se accettassero di pagare i militanti per distribuire gli aiuti. Da tempo i ribelli hanno bloccato la popolazione dall’emigrare verso aree più sicure del Paese o verso i campi di rifugiati, lasciando come unica possibilità un intervento umanitario nelle aree da loro occupate. Gli Shabaab sono accusati di reclutare minori per renderli bambini soldato, e di utilizzare i proventi riscossi dalle tasse pagate dalle organizzazioni per rifornire i propri militanti di cibo e armi. Nella capitale somala Mogadiscio, invece, continua a scorrere il sangue. Lunedì sera un attentato suicida ha colpito i caschi verdi dell’Unione Africana (Amisom). «Due dei nostri soldati sono stati uccisi e altri tre sono rimasti feriti – ha dichiarato ieri Paddy Ankunda, portavoce dell’Amisom –. Gli assalitori shabaab erano vestiti con uniformi dell’esercito somalo».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: