sabato 3 aprile 2021
Il 25enne Noah Green era un simpatizzante della Nation of Islam. Per la polizia probabilmente soffriva di disturbi mentali
Capitol Hill, l'ultimo sms del killer alla sorella

Reuters

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Dai profili social riconducibili a Noah Green, l'aggressore di Capitol Hill ucciso dopo aver investito due agenti, emergerebbe come il 25enne soffrisse probabilmente di disturbi mentali. Su Facebook e Instagram, riportano i media Usa, sosteneva di avere paura dell'Fbi e della Cia e di essere nel mirino del governo federale che voleva ottenere il controllo della sua mente. In diversi post si professava poi un ammiratore e seguace di Louis Farrakhan, religioso statunitense di 87 anni, musulmano, leader della Nation of Islam, più volte al centro di polemiche per alcuni suoi discorsi considerati antisemiti, omofobi e misogini.
«Mi dispiace, me ne sto andando vivrò da senzatetto»: è l'ultimo disperato messaggio inviato da Noah alla sorella Brendan che lo ospitava in un appartamento in Virginia. Poche ore prima dell'aggressione di venerdì, costata la vita a un poliziotto, il 25enne, una laurea in finanza conseguita nel 2019 alla Cristopher Newport University, in Virginia, su Instagram aveva affermato come il governo Usa è «il nemico numero uno» per la comunità afroamericana. In una biografia on-line dei tempi dell'università scriveva poi che la persona della storia che avrebbe voluto incontrare era Malcolm X, e in alcuni post si firmava “Brother Noah X”.
Tra il materiale pubblicato da Green, anche un certificato che attesta la donazione di oltre mille dollari a favore della Nation of Islam e i video di alcuni discorsi di Farrakhan, uno dei quali è intitolato “La distruzione divina dell'America”. «Il Ministro – commentava Green riferendosi a Farrakhan – è qui per salvare me e il resto dell'umanità, anche se questo vuol dire affrontare la morte».

La polizia scientifica setaccia l'auto usata nell'attacco

La polizia scientifica setaccia l'auto usata nell'attacco - Reuters

La Nation of Islam è un movimento afroamericano autodefinitosi “setta islamica militante”, fondato nel luglio 1930 a Detroit. Alcuni dei suoi leader sostenevano la teoria del cosiddetto “afroislamismo”, secondo cui i discendenti delle vittime dello schiavismo dovrebbero riabbracciare le tradizioni e la religione predominante del loro paese di origine, ovvero l'islam. Così l'organizzazione si prefigge l'obiettivo di creare all'interno degli Stati Uniti una nazione esclusivamente nera filoislamica. Alcuni suoi responsabili furono sospettati di essere i mandanti nel 1965 dell'assassinio dell'ex leader Malcolm X, accusato di aver abbandonato l'organizzazione. Tra i suoi aderenti più famosi negli anni '70 Mohammed Ali dopo la sua conversione. Oggi i seguaci della Nation of Islam sarebbero tra i 20 mila e i 50 mila, anche se i nomi degli adepti non vengono resi pubblici.
Intanto il secondo agente della Us Capitol Police, ferito nel corso dell'aggressione, è in condizioni stabili e non in pericolo di vita. L'agente ucciso aveva alle spalle 18 anni di carriera nell'agenzia federale. Il presidente Usa Joe Biden ha ordinato le bandiera a mezz'asta alla Casa Bianca in segno di lutto.

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