venerdì 4 settembre 2015
Treni fermi, cinquecento siriani in marcia in autostrada. Tensione a Bicske: un pakistano cade sui binari e muore. L'Ungheria dichiara lo stato d'emergenza e vara leggi restrittive.
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Incalzati dalle parole di Viktor Orban, che è tornato a definirli una "minaccia per l'Europa", i migranti tentano la fuga dall'Ungheria diretti in Austria e Germania. A centinaia, si sono messi in movimento partendo dalla stazione ferroviaria della capitale, che ha visto solo treni fermi per ordine del premier nazionalista. Hanno attraversato la città e raggiunto l'auostrada, decisi a non fermarsi.La folla comprende persone su sedie a rotelle e stampelle,  genitori con i figli sulle spalle, tutti disposti a camminare per quasi 200 chilometri - 175 per la precisione - verso la frontiera. "Siamo contenti che almeno qualcosa stia accadendo, l'Austria è la prossima fermata. I bambini sono molto stanchi, in Ungheria si sta male, in qualche modo dobbiamo andarcerne", ha spiegato Osama, ragazzo di 23 anni originario della Siria. I siriani hanno camminato per ore sventolando bandiere dell'Europa e foto della Merkel.

I migranti fanno parte delle circa 2mila persone bloccate in campi profughi di fortuna alla stazione Keleti, dopo che le autorità ferroviarie avevano impedito loro di salire sui treni in Austria e Germania in quanto sprovviste dei visti Ue.

La polizia ha guardato i migranti camminare in silenzio per le vie della capitale ungherese ma non è intervenuta. Il 'pellegrinaggio' ha provocato ingorghi stradali in città nella parte occidentale di Buda. Il gruppo si è poi incamminato sull'autostrada Budapest-Vienna in Ungheria, con l'intenzione di arrivare al confine austriaco e ha sfondato la barriera formata dalla polizia.

Un secondo gruppo di migranti è sfuggito al controllo delle autorità ungheresi. Circa 300 profughi sono scappati dalla stazione di Bicske, dove ieri le autorità avevano fermato un treno carico di migranti partito da Budapest e diretto a ovest. Anche in questo caso ci sono stati tafferugli con la polizia. Un uomo di origine pakistana, di circa 50 anni è morto mentre fuggiva dalla stazione. Secondo le prime notizie sarebbe caduto sui binari, e avrebbe battuto la testa. Le forze dell'ordine ungheresi avevano impedito a chi rifiutava di dirigersial campo di accoglienza nelle vicinanze, di lasciare ilconvoglio.  Ed è altissima la tensione nel campo profughi di Roszke. Circa 300 sono fuggiti e la polizia è stata costretta a chiudere "temporaneamente" in quell'area il confine con la Serbia. I fuggitivi sono stati quasi tutti identificati e riportati nel campo, la polizia ha sparato gas lacrimogeni contro decine di migranti che lanciavano pietre per protestare pronti sul "ritorno forzato" dei compagni. Nel campo vi sono 2.300 migranti.  

Intanto sul fronte politico l'Ungheria ha dichiarato lo "statod'emergenza" sui migranti e il Parlamento, con i voti dellamaggioranza governativa e degli estremisti di Jobbik, haapprovato un pacchetto di leggi molto restrittive. Tra le nuove misure sono previsti tre anni di carcere per chi oltrepassa il muro di filo spinato al confine con la Serbia. I parlamentari hanno dichiarato lo "stato diemergenza per l'immigrazione di massa", un provvedimento chepermetterà alla polizia e all'esercito di gestire i centri didetenzione nei campi di accoglienza e il processo di richiestadi asilo politico dei rifugiati. "Se non proteggeremo i nostriconfini, decine di milioni di migranti arriveranno in Europa",ha affermato il premier ungherese Viktor Orban, "se permetteremo a chiunque di entrare, sarà la fine dell'Europa". Slitta invece l'invio di militari sul confine: è mancata la maggioranza di due terzi nell'ambito delle procedure di voto d'urgenza. I paesi dell'Est: quote inaccettabili. Ogni proposta che porti all'introduzione di quote obbligatorie e permanenti su misure di solidarietà sarebbe inaccettabile". È quanto si legge nel comunicato congiunto siglato dai 4 governi dell'est, Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca, il cosiddetto Visegrad Group, al termine della Conferenza di Praga svoltasi oggi. Chiesto anche l'"adempimento rigoroso degli obblighi di legge da parte di tutti gli Stati membri", soprattutto per quanto riguarda "il regolamento di Dublino e un sistema efficace di registrazione e di rimpatri".

 

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