lunedì 11 aprile 2016
​Il premier britannico annuncia le iniziative del governo contro l'evasione fiscale. Ma l'opposizione lo incalza sul suo coinvolgimento nello scandalo dei paradisi fiscali.
Panama Papers, Cameron si difende in Aula
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Il premier britannico David Cameron si difende e annuncia nuove misure, più restrittive, contro l'elusione fiscale. In un intervento oggi alla Camera dei Comuni, Cameron ha respinto le accuse relative a un coinvolgimento del padre Ian nello scandalo dei conti offshore a Panama, rivelato la settimana scorsa da un pool di giornalisti investigativi internazionali.
"Per quanto riguarda il fondo di investimenti off shore tutto è stato registrato, tutto era scritto e tutto era sottoposto alle tasse annuali, perchè si trattava di un fondo di investimento commerciale, non famigliare", ha argomentato il premier. "Le accuse contro mio padre sono offensive e profondamente false", ha aggiunto, spiegando di aver venduto le sue quote del fondo Blairmore, creato dal padre ed ereditate dopo la sua morte, prima di diventare primo ministro perché "volevoevitare un conflitto di interessi". Poi l'annnuncio che il governo "creerà una task force per analizzare la questione dei Panama Papers, ma soprattutto per portare avanti la battaglia internazionale contro reati fiscali. Era la prima volta che il premier britannico affrontava l'aula di Westminster, dopo lo scandalo dei Panama Papers e le proteste davanti a Downing Street di quanti chiedono le sue dimissioni. >> PANAMA PAPERS: ECCO CHI USA PARADISI FISCALIDalla lettura dei documenti sono scaturite nuove polemiche, con l'opposizione laburista che lo accusa di avere evitato il pagamento di un'imposta di 80mila sterline, dopo la donazione di 200mila sterline ricevuta dalla madre a seguito della morte di suo padre nel 2010. Sabato centinaia di manifestanti avevano protestato davanti a Downing Street per chiederne le dimissioni.

La manifestazione di sabato contro Cameron, nel centro di Londra (Lapresse)>>> RESIDENZA FACILE E SEGRETEZZA: PANAMA È UN «BUCO NERO»L'AMMISSIONE IN TV. In un'intervista esclusiva al canale Itv news, nei giorni scorsi, Cameron aveva ammesso di possedere una quota della società offshore creata dal padre Ian, precisando tuttavia di averla venduta per "30.000 sterline" poco prima di diventare primo ministro. "Sì possedevo delle azioni nella società di mio padre", afferma Cameron, "e le ho vendute nel 2010 proprio perché se fossi diventato primo ministro non volevo che qualcuno pensasse che avessi un'agenda segreta".Nell'intervista Cameron snocciola numeri e date. "Io e Samantha avevamo un conto in comune e possedevamo 5.000 azioni della Blairmore Investment Trust (la società del padre, ndr) che abbiamo venduto a gennaio 2010. Valevano circa 30.000 sterline". A proposito di quelle stesse quote, ha quindi dichiarato di aver "pagato tasse sui dividendi", ma non sui "capital gain", dato l'ammontare dei profitti ricavati. In ogni caso, ha assicurato, "sono stato soggetto in tutto e per tutto alla tassazione britannica, normalmente". Il problema è che Cameron nell'intervista si è rimangiato l'affermazione secondo cui né lui né la sua famiglia avrebbero mai beneficiato del fondo offshore paterno. E ha ammesso anche di aver incassato 300.000 sterline di eredità alla morte del padre - un facoltoso broker finanziario - aggiungendo di "non sapere" se parte di questo denaro fosse transitato in precedenza in paradisi fiscali.Di certo le dichiarazioni di Cameron alla Camera dei Comuni non ha convinto le opposizioni. "Non ha chiarito gli interrogativi sulle sue finanze, cambia discorso" e il suo intervento è stato un "capolavoro nell'arte della diversione". Così alla Camera dei Comuni il leader laburista Jeremy Corbyn, secondo cui le regole per i "super ricchi" non sono le stesse di quelle per tutte le altre persone
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