sabato 16 gennaio 2021
Nel 2013, il fisco accusò 23mila famiglie di frode sui sussidi scolastici. Lo scandalo ha portato alle dimissioni del discusso premier, a marzo si ritorna alle urne
Il premier dimissionario Mark Rutte

Il premier dimissionario Mark Rutte - Ansa

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Il governo olandese si è dimesso. Per i leader dei partiti di coalizione (Vvd, Cda, D66 e Cristiani Uniti ) sono bastate solo due ore di dibattito, dopo un mese di incertezze, per annunciare ai cittadini la decisione: una conseguenza dell’ingiustizia perpetrata dai quei funzionari del fisco che nel 2013 accusarono a torto 23mila famiglie di frode, chiedendo loro di rimborsare le indennità ricevute per gli asili e scuole materne frequentate dai loro figli. Con conseguenze disastrose per i genitori costretti ad indebitarsi, fino a non poter più pagare il mutuo di casa.

Una lunga storia in cui sono risultati coinvolti impiegati, giudici, ministri come risulta dalla conclusione di un rapporto presentato in Parlamento nel marzo 2020, a cui è seguita un’inchiesta parlamentare nel luglio dello stesso anno. Quando il rapporto definitivo è stato reso noto, il mese scorso, l’impatto è stato devastante: secondo un sondaggio attuato su un campione di 30mila persone era emerso che quasi il 50% dei cittadini optava per la caduta del governo Rutte, al suo terzo mandato: dopo Angela Merkel, con 10 anni da premier, è il leader più longevo in Europa.

Le prime parole di Rutte durante la conferenza stampa sono state: «Lo Stato deve tutelare i cittadini, soprattutto i più deboli. Questa è la base della nostra legge, ed è la nostra funzione. E noi non lo abbiamo fatto». Per questo il governo ha deciso di comune accordo di dimettersi, «proprio per non aver protetto quei poveri genitori». «Ci vergogniamo», ha aggiunto Rutte per «non aver visto, capito, controllato». Una responsabilità che il premier si è addossato in pieno: «Si è trattato del fallimento di un intero sistema». Entro 4 mesi, ha promesso, le famiglie saranno rimborsate: «Per ora con 30mila euro a famiglia». Tuttavia, ha aggiunto Rutte, «continueremo il nostro compito di lotta alla terribile epidemia che ha colpito il nostro Paese, in quanto questa è, e deve rimanere attualmente la nostra priorità».

Alla domanda se avrà il sostegno del Parlamento per continuare il mandato sino alle elezioni politiche previste per il 17 marzo, Rutte ha risposto che non ha dubbi a riguardo, perché le forze d’opposizione sono concordi nell’appoggiare il loro lavoro nella lotta contro il virus e per portare avanti la campagna di vaccinazioni, iniziata in ritardo rispetto agli altri Paesi. Escluse elezioni anticipate. Geert Wilders, leader del partito populista di destra Pvv, all’opposizione, ha dichiarato che «considera le dimissioni del governo un gesto simbolico ma giusto, doveroso. È un indice di quanta poca trasparenza e discriminazione verso persone incapaci di difendersi con aiuti legali ci sia stata sino ad ora».

Dopo la conferenza stampa Rutte si è recato dal re dei Paesi Bassi Willem Alexander per presentare la sue dimissioni.

Ha confermato che alle elezioni «si ripresenterà come capolista del suo partito, ammettendo di aver imparato una grande lezione, sia per quanto riguarda l’epidemia del coronavirus (riguardo certi interventi tardivi) che per la necessità di revisione dell’intero sistema fiscale, soprattutto sui sussidi alle famiglie, e di maggior apertura nei confronti della stampa troppo spesso tenuta all’oscuro di tanti fatti. «Non voglio che succeda mai più una cosa simile», ha aggiunto. «Ma non si tratta di un gesto simbolico, bensì di un atto politico dovuto; del riconoscimento di una nostra colpa».



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