martedì 29 giugno 2021
Nonostante i progetti a medio termine di Pechinao non si ferma il consumo di carbone in Cina, che torna a salire dopo lo stop dovuto alla pandemia. E l'ambiente aspetta ancora
Inaugurata la centrale idroelettrica da record, ma cresce il consumo di carbone
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Le prime due unità di generazione della più grande centrale idroelettrica del mondo in costruzione, a Baihetan nel sud-est della Cina, sono state messe in funzione per la prima volta ieri. L'impianto si trova sul fiume Jinsha, il tratto superiore del fiume Yangtze ed è stata realizzata con un investimento di 220 miliardi di yuan (circa 34,07 miliardi di dollari).

Il presidente cinese Xi Jinping ha inviato ieri una lettera nella quale si congratula per l'avvio delle attività, essendo la gigantesca opera centrale nel progetto idroelettrico del paese, punto fondamentale dalla campagna di transizione energetica e neutralità carbonica che il Partito Comunista Cinese ha posto come obiettivo nel medio lungo periodo.

La centrale idroelettrica, a cavallo tra le province dello Yunnan e del Sichuan, avrà una capacità totale installata di 16 milioni di kilowatt e sarà dotata di 16 unità idro-generative, ciascuna con una potenza pari a un milione di kilowatt, la più grande al mondo per una singola unità. Una volta completata, Baihetan diventerà la seconda centrale idroelettrica più grande del mondo in termini di capacità totale installata, seconda solo alla diga delle Tre Gole, situata sempre in Cina nella provincia centrale dell'Hubei.

Quando sarà in piena attività, secondo fonti governative cinesi, il complesso di Baihetan dovrebbe consentire il risparmio di circa 19,68 milioni di tonnellate di carbone standard e ridurre le emissioni di anidride carbonica di 51,6 milioni di tonnellate, di anidride solforosa per 170.000 tonnellate e di ossido di azoto per 150.000 tonnellate all'anno. Una tappa fondamentale per il progetto di sviluppo energetico impostato dal governo di Pechino, secondo cui l'energia ricavata da fonti pulite (intese come gas naturale, energia idroelettrica, energia nucleare ed energia eolica) è passata dal 8,9% del 2012 al 23,4% del 2021.

L'abbandono dei combustibili fossili in Cina sembra però tutt'altro che vicino. Secondo quanto si apprende dal Ufficio Nazionale di Statistica (NBS) di Pechino la richiesta di carbone si è alzata del 16% nel primo quarto del 2021.

Dopo una netta discesa a causa dell'esplosione della pandemia i livelli di produzione e consumo sono tornati a salire nettamente, soprattutto nelle otto regioni costiere più popolose dove hanno subito un incremento del 23% rispetto al 2020. Questo è dovuto alla riapertura delle miniere (chiuse oltre che per la pandemia per i numerosi incidenti occorsi), per il riscaldamento invernale e per la ripresa a pieno regime delle attività economiche, soprattutto dell'industria pesante. E l'ambiente aspetta ancora.

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