venerdì 28 aprile 2017
Anche Briois, nominato dopo l’abbandono del «negazionista» Jalkh, è sotto inchiesta per «odio». Mélenchon: mai con Le Pen
La presidenza del Front è stata assunta dall’eurodeputato Steeve Briois (Ansa)

La presidenza del Front è stata assunta dall’eurodeputato Steeve Briois (Ansa)

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In vista del ballottaggio del 7 maggio, lo sprint finale delle presidenziali francesi ha vissuto ieri nuove ore sature di tensione e colpi di scena. Dopo la decisione dell’ultranazionalista Marine Le Pen di cedere provvisoriamente il timone del Front National per dedicarsi alla campagna, era stato designato ad interim Jean-François Jalkh.
Ma quest’ultimo ha finito ieri per rinunciare, dopo le accuse di «negazionismo» che gli sono state mosse da una ricercatrice universitaria. Jalkh avrebbe negato la veridicità dell’uso di gas nella Shoah, anche se il frontista dice di non ricordare. È una situazione che ricorda agli elettori le dichiarazioni e allusioni di stampo antisemita di Jean-Marie Le Pen, fondatore del Front e padre di Marine. La presidenza è stata assunta dall’eurodeputato Steeve Briois, nonostante sia nel mirino di un’inchiesta della magistratura per «incitamento all’odio». Secondo un sondaggio, Macron ha perso un punto scendendo al 59% (contro 41% per Le Pen), ma il centrista ha ricevuto ieri da Berlino l’appoggio del cancelliere Angela Merkel, per la quale Macron sarà «un presidente forte». Fra i vip, anche la star calcistica Zinédine Zidane ha chiesto di «evitare al massimo» il Front. Da parte sua, Le Pen – che ha incassato in serata il sostegno del sovranista Nicolas Dupont-Aignan (4,7% al primo turno) – ha cercato di sedurre con un messaggio gli elettori del leader anticapitalista giunto quarto domenica con il 19,5%, il “tribuno rosso” Jean-Luc Mélenchon, ma quest’ultimo ha replicato assicurando che non «voterà per nulla al mondo» l’ultradestra, senza per questo chiedere ai militanti di sostenere Macron.
Questi si è recato a Oradour-sur-Glane, località martire in cui 642 persone furono massacrate dai nazisti nella Seconda Guerra mondiale. Una trasferta «per misurare il peso della minaccia», spiegando che «non ricordare significa rischiare che la Storia si ripeta».

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