martedì 19 luglio 2016
​Primi negoziati tra Gran Bretagna e Ue che vuole che la separazione avvenga il più rapidamente con l'invocazione dell'articolo 50. Oggi incontro anche con il segretario di stato americano John Kerry.
Brexit, Johnson vola a Bruxelles da ministro
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​Non sono partiti molto bene i primi negoziati post Brexit da quando il referendum del 23 giugno ha collocato la Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea. Il neoministro degli esteri britannico Boris Johnson, leader del gruppo a favore del Brexit ha, infatti, avuto problemi ad atterrare a Bruxelles ed ha ritardato il suo incontro con l'Alta rappresentante della politica estera dell'Ue Federica Mogherini e con gli altri 27 ministri degli esteri. Tra i quali vi era anche quel francese Jean-Marc Ayrault che aveva detto che Johnson aveva mentito durante la campagna elettorale del referendum.

 

E' stato proprio Ayrault a dire che Johnson "si è comportato con modestia" durante i suoi primi incontri post-Brexit e a chiedere che la Gran Bretagna invochi prima possibile l'articolo 50 avviando il processo di separazione dalla Ue e allontanando l'incertezza. Il ministro degli esteri britannico, per adesso, ha preso tempo. Pur mantenendo che la Gran Bretagna se ne andrà dall'Unione Europea, ha sottolineato che il distacco non significa che il Regno Unito abbadoni l'Europa e ha preferito, per adesso prendere tempo. 

 

Oggi sempre Boris Johnson incontrerà il segretario di stato americano John Kerry, cercando di rafforzare il rapporto speciale del Regno Unito col suo alleato d'Oltreoceano in un momento difficilissimo per l'economia e la politica britannica. Il Regno Unito potrebbe entrare in recessione, secondo il settimanale "Economist", e anche spezzarsi dal momento che Scozia e nord Irlanda hanno votato per rimanere parte della Ue.

 

Una conferenza stampa, per riferire degli incontri tra Johnson e Kerry, è prevista per le 16.30. Sempre oggi Johnson discuterà del conflitto in Siria con i suoi colleghi ministri degli esteri di Italia, Germania, Francia e l'Alta rappresentante della politica estera dell'Ue, Federica Mogherini mentre giovedì andrà a Washington per parlare della minaccia dello stato islamico con colleghi internazionali.

 

L'impatto del Brexit continua a farsi sentire, come ha riconosciuto il neo ministro delle finanze, Philip Hammond, ammentendo, nei suoi primi commenti dalla nomina, che il voto è un shock al sistema fiscale inglese. Particolarmente scontenti del risultato del referendum del 23 giugno sono i tedeschi che hanno visto crollare l'indice ZEW, che misura la prospettiva per la zona euro, sulla base di tassi di interesse e crescita dell'industria. Incoraggianti le dichiarazioni del nuovo ministro britannico per il Brexit David Davis che ha parlato di "un accordo generoso" sia per i cittadini britannici che vivono in Europa che per quelli europei che abitano nel Regno Unito.

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