martedì 13 novembre 2018
Trovato un accordo tecnico con Bruxelles, superato lo scoglio del confine fisico con l'Irlanda. La premier convoca il governo per il via libera
Theresa May (Ansa)

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Questa volta sembra che l’accordo ci sia davvero. Dopo mesi di dibattiti e trattative, c’è finalmente un testo che definisce i termini dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. L’intesa, raggiunta dai negoziatori e annunciata ieri sera dalla «Rté», la tv pubblica irlandese, verrà portata oggi pomeriggio al tavolo Consiglio dei ministri convocato d’urgenza dalla premier Theresa May. Nonostante l’invito alla cautela di quanti evocano un testo tecnico «stabilizzato, ma non formalizzato», l’annuncio è stato accolto come un giro di vite.

Stando alle prime indiscrezioni, la questione del confine senza barriere tra Irlanda e Irlanda del Nord è stata risolta – come la May aveva annunciato il mese scorso – sollevando la resistenza degli “hard Brexiteer”: il Regno Unito rimarrà temporaneamente nell’unione doganale europea in attesa della successiva definizione di un accordo che sancisca, nel dettaglio, i termini delle future relazioni commerciali fra Londra e Bruxelles. Secondo quanto riferisce la «Rté», tuttavia, il cosiddetto backstop prevederebbe disposizioni «più impegnative» per l’Irlanda del Nord sia a livello doganale sia a livello normativo. Dettaglio non da poco, quest’ultimo, che potrebbe mettere in allarme parlamentari e partiti a Belfast.

Non a caso il portavoce del ministro degli Esteri irlandese, Simon Coveney, si è affrettato a spiegare che i negoziati sono in dirittura d’arrivo «ma non ancora conclusi», lasciando intendere che c’è ancora qualche dettaglio da mettere fuoco. La bozza dell’intesa è stata intanto recapitata a ogni singolo ministro in vista della riunione a Downing Street. Secondo il «Sun», la premier ha convocato nella tarda serata di ieri ciascun membro di governo per un incontro privato. La partita è ancora tutta da giocare sia all’interno del partito, sia a Westiminister.

La svolta è arrivata al termine di una giornata convulsa, segnata da un Consiglio dei ministri che, aperto all’insegna del «ci siamo quasi», come detto da David Lidington, il portavoce di Theresa May, si è conclusa con un nulla di fatto. Ad innalzare la tensione le dichiarazioni arrivate da Bruxelles e percepite a Londra come forte «pressione». «I negoziati procedono in modo intenso – aveva detto Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea – ma ancora non ci siamo». Intervenuto alla conferenza stampa dopo la riunione dei commissari, Timmermans aveva sottolineato che l’Ue «ha intensificato il lavoro di preparazione per la Brexit e ha delineato un piano di emergenza in caso di mancato accordo col Regno Unito».

Il progetto riguarda in particolare gli effetti della Brexit per cittadini e imprese. In evidenza, i cambiamenti nei servizi finanziari, trasporto aereo, dogane, sanità, trasferimento dei dati personali, politiche climatiche, visti e residenza. Parlando della spinosa questione relativa alla libera circolazione delle persone, il vicepresidente della Commissione Europea aveva annunciato una modifica del regolamento sui visti. L’idea è che in caso di mancato accordo, o comunque alla fine del periodo di transizione, i cittadini inglesi vengano esonerati dall’obbligo del visto per permanenze brevi nell’Unione, a condizione che il Regno Unito faccia altrettanto con cittadini europei.

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