mercoledì 14 gennaio 2015

Intervista alla presidente della Camera:​ «In Nigeria stragi da dieci anni ma sempre ignorate. Musulmani moderati prime vittime, guai a isolarli» (Giovanni Grasso)
Germania: giro di vite contro gli islamisti radicali

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«Il terrorismo fondamentalista è una minaccia globale. E, in tempi di globalizzazione e di interdipendenza, non possiamo pensare di trattarlo come se fosse solo un problema degli europei o degli occidentali ». La presidente della Camera Laura Boldrini, per la sua passata esperienza nell’ufficio per i rifugiati dell’Onu, conosce in profondità la situazione nelle aree di crisi. E spiega: «La comunità internazionale ha per molti anni sottovalutato il fenomeno, pensando che sarebb rimasto lontano. Oggi, dopo la strage di Parigi e soprattutto dopo la grande marcia, vedo che sta finalmente emergendo una consapevolezza nuova, che fa ben sperare che si sia intrapresa la strada giusta. Dopo la condanna, però, bisogna anche cercare di risolvere il problema laddove si sviluppa». Presidente Boldrini, lei parla di sottovalutazione del fenomeno dell’estremismo islamico. Perché? Boko Haram, con tutto il suo carico di sanguinari attentati contro i cristiani, è attivo in Nigeria fin dal 2002, nel silenzio generale dei media occidentali. In Siria sono quasi quattro anni che c’è la guerra. Inizialmente era un conflitto tra il presidente Assad e i gruppi di opposizione, poi pian piano è scivolato verso qualcosa di molto diverso e minaccioso: il Califfato dell’Is. Che, come biglietto da visita per l’Occidente, ha cominciato a tagliare le teste a giornalisti e operatori umanitari.. Due anni e mezzo fa ero alla frontiera tra Giordania e Siria: tanti rifugiati ci avevano riferito della presenza in Siria di militari stranieri ben equipaggiati che si imponevano sul territorio.. E ancora: qualche giorno fa ho ricevuto a Montecitorio l’ex presidente della Tunisia Moncef Marzouki. Sa quali sono state le sue parole? «Solo ora che decapitano i vostri giornalisti, vi siete accorti dei rischi. Nel nostro Paese ci sono giovani che si stanno arruolando nelle file dell’Is, perché vedono nella nel fanatismo l’unica forma di riscatto di un’esistenza altrimenti condannata alla miseria, alla marginalità, alla mancanza di futuro». Che cosa significa questo, secondo lei? In molte periferie del mondo, contrassegnate dalla povertà assoluta, è molto più agevole per il terrorismo reclutare manovalanza tra i giovani senza lavoro e senza speranza. È quello che accade da noi con le mafie, che si avvantaggiano delle condizioni difficili del territorio e della mancanza di alternative legali. In Nigeria, per esempio, arruolarsi in Boko Haram significa anche avere da mangiare tutti i giorni. Non dobbiamo sottovalutarlo. E dobbiamo fare di più per sostenenere quei governi che offrono garanzie di pluralismo e di rispetto dei diritti e che senza l’aiuto internazionale difficilmente riusciranno a reggere l’urto contro l’estremismo. E’ nostro interesse occuparcene. A proposito di Nigeria, l’arcivescovo di Agrigento monsignor Montenegro, ha parlato proprio oggi [ieri per chi legge, ndr]  di morti di serie B. Sono d’accordo. Il 9 gennaio ho diramato una nota di condanna dell’ultima strage di Boko Haram nella città di Baqa e sto inviando una lettera alla Camera dei Rappresentanti per esprimergli condanna e solidarietà per le tante vittime. Nella difficoltà di reperire notizie in uno Stato destabilizzato, si parla di 2.000 morti, con i cadaveri lasciati per strada e migliaia di profughi terrorizzati in fuga verso il Ciad e verso il Camerun. Sono ormai svariate migliaia le vittime di Boko Haram e un milione e mezzo i profughi nigeriani, che scappano dal terrore. Per non parlare dell’orrore delle bambine di dieci anni trasformate in bombe umane, costrette a morire e a uccidere. A livello politico dobbiamo renderci conto che il terrorismo non conosce frontiere: nasce in un luogo e poi, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, può diffondersi e colpire ovunque. Per questo anche la risposta deve essere commisurata alla portata della minaccia globale. Che cosa risponde a chi, anche in casa nostra, sostiene che non esiste un Islam moderato e che prima o poi tutti i musulmani saranno pronti a colpirci? Credo che arrivare a queste conclusioni sia il miglior regalo che si possa fare al terrorismo di matrice islamica, che ha tutto l’interesse a portare dalla propria parte tutti quei musulmani che invece vogliono vivere e lavorare in pace e nel rispetto di tutti. Le cifre parlano chiaro: numericamente parlando, le prime vittime dell’Is sono quei musulmani che non si piegano a chi vuole tramutare la loro religione in uno strumento di dominio temporale. Chiunque sostiene il contrario non conosce la realtà o, peggio, fa finta di non conoscerla per strumentalizzare gravi vicende a fini elettorali interne. Mi ha rassicurato vedere che non la pensa così Hollande, non la pensa così Angela Merkel, non la pensano così i tanti grandi leader mondiali che fanno i dovuti distinguo, non la pensano così papa Francesco e tutti i vescovi. Non credo che siano tutti degli sprovveduti.... Nelle città europee c’è il rischio che nascano fenomeni di ostilità e rigetto nei confronti dei musulmani? Il rischio c’è e bene ha fatto la Merkel, che ha partecipato a una marcia a Berlino contro il terrorismo promossa dalle organizzazioni islamiche tedesche, a dare un segnale forte e chiaro: le responsabilità penali, come dice anche la nostra Costituzione, sono personali. E non possono essere mai attribuite a gruppi sociali, etnici o religiosi. Peraltro voglio dare atto alla maggioranza dei musulmani residenti in Francia e più in generale in Europa di aver condannato il terrorismo con parole inequivocabili. Anche in Italia lo sdegno è stato fortissimo. È del resto interesse dei musulmani stessi non essere accomunati con chi alimenta il terrore e la violenza. C’è allarme per i continui sbarchi di profughi. C’è il rischio che sui barconi si possano infiltrare attentatori? Bisogna ricordare che chiunque sbarca viene controllato con sistemi di identificazione molto sofisticati, che comprendono l’esame delle impronte digitali e un database comune alle polizie di tutti i Paesi europei. E comunque  per chi voglia attentare alla nostra sicurezza non è particolarmente agevole intraprendere la via del mare, che è sempre molto rischiosa e piena di insidie anche mortali. Vittime 'privilegiate' del terrorismo in Europa sono sempre e comunque le comunità ebraiche… È un fatto gravissimo, così come è grave e triste che molti ebrei stiano lasciando l’Europa perché la loro sicurezza è a rischio. Dobbiamo stringerci tutti attorno agli ebrei europei, facendo sentire loro la nostra solidarietà e la rassicurazione che faremo di tutto per garantire loro una esistenza tranquilla e sicura. Così come dobbiamo lottare di più contro chi semina odio antisemita approfittando di strumenti come il web. . C’è chi critica il dialogo interreligioso, come una forma di cedimento a chi vuole imporre la propria visione con la forza. È vero il contrario. Il dialogo tra le religioni, che significa conoscenza, rispetto e riconoscimento della pari dignità e di pari diritti, è l’unica strada per assicurare a tutti un futuro di pace e di sicurezza.
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