giovedì 6 gennaio 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
1. Accusati di blasfemia uccisi fuori dal tribunaleLo scorso 19 luglio due giovani pastori protestanti, Rashid Emmanuel e Majid Masih, sono presi a fucilate mentre escono dal tribunale di Faisa­labad in catene. L’uomo che spara, uccidendo loro e ferendo la guardia che li accompagna, è ancora senza nome. I due religiosi erano stati arre­stati la prima settimana di luglio dopo che alcuni grup­pi avevano di­stribuito per le strade volantini che li accusava­no di blasfemia. Secondo Shah­baz Bhatti, mini­stro federale per le minoranze, le accuse erano false. 2. Accusato di blasfemia torturato a morte in prigione Un ragazzo cattolico arrestato per bla­sfemia è trovato morto in prigione nel settembre del 2009. Robert, alias Fani­sh Masih, 19 anni, era stato arrestato dalla polizia il 12 settembre e portato nella prigione di Sialkot il 14. Il giorno dopo le autorità dichiaravano che il ragazzo si era suicidato nella sua cella d’isolamento. Secondo alcuni media, Robert era stato torturato. L’accusa di blasfemia cade sul ragazzo, di origini modeste, dopo che questo si innamo­ra di una ragazza musulmana nel paese di Jatheki. La famiglia della ra­gazza, contraria alla relazione, monta l’accusa di blasfemia sostenendo che il giovane avrebbe dissacrato il Cora­no. A quel punto i clerici musulmani locali esortano ad attaccare i cristiani, incendiando le chiese e danneggian­do le case. Anche il padre di Robert subisce violenze. 3. Sette cristiani uccisi e case incendiate dopo accuse di blasfemia Nell’agosto del 2009 almeno sette cri­stiani sono uccisi, una cinquantina fe­riti e molte case demolite nella città di Gojra, nel distretto di Faisalabad. L’at­tacco brutale a Gojra av­viene dopo che il 30 luglio gruppi di musulmani han­no marciato sulla zona cri­stiana accusando di bla­sfemia i cristiani di un paese vicino, Korian. Più di quaranta case di cristiani sono incendiate nel villag­gio di Korian. I musulmani bloccano l’accesso ai pom­pieri facendo stendere in strada decine di donne. 4. Minacce e casi di falsa blasfemia Nel giugno del 2008 un grande sosteni­tore dell’abolizione della legge sulla blasfemia, Joseph Francis, rivolge un forte appello al governo per bloccarne il feroce abuso. «Io e il mio staff – di­chiara il fondatore di Claas, Centre for Legal Aid Assistance & Settlement – ri­ceviamo continuamente minacce per­ché difendiamo gli accusati di blasfe­mia. Fino a oggi abbiamo difeso più di duecento casi di questo genere contro i cristiani». Lo sfogo del cristiano giunge dopo tre ennesimi casi di falsa blasfe­mia: quello del pastore evangelico Frank John accusato di blasfemia per a­ver organizzato, in giugno, un conve­gno religioso nelle vicinanze di Lahore, ignorando l’opposizione musulmana; quello di un medico cristiano, Roben Sardar di Gujranwala, imprigionato dopo che un estremista ha attaccato la sua casa; e quello di un giovane di 25 anni, Danish Masih, impiegato in una fabbrica governativa di materiale per la Difesa, che da tempo riceve pressio­ni dai colleghi per convertirsi all’islam. All’ennesimo rifiuto, la sua casa è data alle fiamme. 5 Abbondanza di accuse false Nel giugno del 2007 l’accusa di blasfe­mia piove su quattro studenti e due professori cristiani del Pakistan Insti­tute of Medical Sciences a Rawalpin­di. Gli accusati sareb­bero colpevoli di aver cancellato un verso del Corano dalla lavagna. Uno dei due professori, la preside Stella Nazir, non si trova neanche a scuola quando l’episodio ha luogo. Tre giorni prima, un cristiano di 84 anni e­ra stato rilasciato su cauzione dopo es­sere stato accusato di blasfemia dal suo autista. Anche il giudice riconosce che il fine dell’autista era quello di impos­sessarsi della vettura. 6 La furia si scatena sui cristiani dopo che musulmani perdono al gioco Nel 2005 i cristiani di Sangla Hill nella provincia del Punjab sono aggrediti da centinaia di musulmani che hanno bruciato case, dissacrato e incendiato chiese cattoliche e presbiteriane, tre scuole, un convento e un orfanotro­fio. Le cinquecento famiglie cristiane della zona riescono a scampare all’as­salto perché fuggite prima dell’arrivo degli aggressori. Più tardi i leader del­la Chiesa firmano una dichiarazione congiun­ta in cui sostengono che l’attacco era stato provocato dalla falsa accusa a un cristiano di aver incendiato una copia del Corano. In realtà l’accusa era ca­duta su Yusaf Masih dopo che questi aveva battuto al gioco alcuni musulmani e si era ri­fiutato di restituire la somma vinta. 7 Cattolico accusato di blasfemia ucciso dal poliziotto che lo sta sorvegliando in ospedale Il 28 maggio del 2004, il cattolico Sa­muel Masih muore in ospedale cin­que giorni dopo essere stato colpito dalla sua guardia con un oggetto con­tundente. Masih, in prigione dal 2003 con l’accusa di blasfemia per aver ap­poggiato un sacco di spazzatura con­tro il muro di una moschea, era stato portato in ospedale perché affetto da tubercolosi. Più tardi la guardia dirà al giudice che era suo dovere come mu­sulmano uccidere un infedele. 8 Musulmano assolto dall’accusa di blasfemia ucciso a sassate L’uccisione pubblica di Zahid Shah nel giugno del 2002 in un villaggio vi­cino a Faisalabad è l’ennesimo esem­pio dell’ostilità subita dagli accusati di blasfemia in Pakistan. Nonostante Shah sia stato rilasciato per motivi di salute, l’imam locale ordina la sua morte e il quarantenne è ucciso a sas­sate davanti a 250 persone. 9 Accusato di blasfemia ucciso da un compagno di cella Un mese prima, nel giugno del 2002, Yousaf Ali, ex maggiore dell’esercito accusato di blasfemia, è ucciso da un giovane ufficiale dell’esercito anch’e­gli detenuto. Il giovane racconterà agli inquirenti di aver ucciso Ali perché questo voleva fare appello contro l’ac­cusa di blasfemia. 10 Giudice ucciso dopo aver assolto casi di blasfemia L’omicidio nel 1997 di Arif Iqbal Hus­sain Bhatti, un giudice dell’Alta Corte di Lahore in pensione, sottolinea un atteggiamento di sospetto anche nei confronti dei magistrati musulmani. Il giudice è assassinato dopo aver assol­to due cristiani accusati di blasfemia, tra cui un ragazzo di 14 anni, Salamat Masih, nel 1995. Ma se i due riusci­rann o poi a trovare asilo in Germa­nia, il giudice rimane in Pakistan,a di­fendere accusati di blasfemia, anche una volta in pensione. Per i fonda­mentalisti si tratta di blasfemi e il giu­dice è raggiunto da colpi di arma fuo­co nel suo ufficio. Così si spiega per­ché oggi molti giudici pachistani pre­feriscano tenersi alla larga da casi di blasfemia. 

(Traduzione di Elisabetta Del Soldato)

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: