venerdì 27 novembre 2020
Nel 1960, il cimitero di Seattle si rifiutò di accogliere il corpo del bambino di tre anni perché nero. Ora la Corte Suprema ha definito tale decisione «incostituzionale»
Il cimitero di Seattle

Il cimitero di Seattle

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La Corte Suprema dello Stato di Washington ha ribaltato una sentenza del 1960 che permetteva la segregazione razziale nei cimiteri. Una decisione giunta solo sessant’anni dopo con le scuse alla famiglia afroamericana del piccolo Milton Price a cui, nel 1957 a Seattle, venne rifiutata la sepoltura. Le esequie per il bambino di soli tre anni annegato nella piscina di un vicino di casa erano state organizzate per telefono, ma i genitori una volta giunti al cimitero erano stati respinti sulla base del colore della pelle. I ricorsi legali giunsero fino alla Corte Suprema dello Stato che, oltre a bocciare l’appello sulla «incostituzionalità» del divieto alla discriminazione, difese il «diritto di segregazione» per mantenere «l’esclusività per la sepoltura dei bianchi»..

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