mercoledì 17 marzo 2021
Le violenze sono aumentate con la pandemia. A 21 anni dalla risoluzione dell'Onu, la sfida per proteggerle è ancora aperta
Il dramma invisibile delle bimbe in guerra
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Solo nel 2019 sono stati oltre 730 i casi di violenza sessuale su minori; 7.747 bambini sono stati reclutati e utilizzati dalle parti in conflitto; 10.173 minori sono morti e più di 1.600 bambini sono stati rapiti. E' un quadro crudele quello dipinto dalle Nazioni Unite sull'infanzia in guerra. Il dramma colpisce bimbi e bimbe ma i disagi per queste ultime sono ancora maggiori. A ventun anni dalla Risoluzione 1325 dell'Onu su Donne, pace e sicurezza, il mondo si interroga su come trovare, nella giustizia penale internazionale la risposta efficace per proteggerle. Di questo si è discusso ieri in un Webinar organizzato L'evento, dal titolo "Violence against Girl Children in Armed Conflict and the Role of the International Criminal Justice System", è stato organizzato dalla Rappresentanza d'Italia presso le Nazioni Unite a New York e co-sponsorizzato da Niger, Belgio, El Salvador, Norvegia, Unione Europea, Ufficio della Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU per i bambini nei conflitti armati, Save the Children international, Coalizione globale per la protezione dell'istruzione dagli attacchi e Network delle Università per i bambini nei conflitti armati. «La piaga dei conflitti armati fa sì che le bambine in quelle aree siano particolarmente a rischio di abusi fisici e sessuali, con effetti permanenti sulle loro vite, uno sviluppo fisico e psicologico minato alla base che finisce per ripercuotersi, negli anni a venire, sull'intera società. Con la pandemia poi, sono arrivate ulteriori insidie per le minori nelle aree afflitte da conflitti. La chiusura delle scuole e le limitazioni nell'accesso ai servizi sociali e sanitari espongono le bambine e le ragazze a rischi ancora maggiori di violazioni e abusi», ha detto la viceministra degli Esteri italiana, Marina Sereni, che ha aperto l'iniziativa

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