lunedì 19 agosto 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Gli attacchi ai cristiani sono «inaccettabili», servono «dialogo e riconciliazione» mentre «mai la fede o una religione possa dare adito a una guerra o all'uso della violenza». Nella sempre più difficile situazione dell'Egitto in difesa dei cristiani che hanno subito attacchi alle chiese e alle loro strutture, interviene dal Vaticano il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il cardinale Leonardo Sandri. E dal Paese sconvolto dal caos e dalla violenza fanno sentire la loro voce anche la Chiesa copta ortodossa (una minoranza di circa 13 milioni, il 10% della popolazione) e quella copta cattolica (circa 300mial fedeli) che chiedono a gran voce, in due note distinte ma del tutto in sintonia nei contenuti, di essere ascoltate e che quella in atto non è una guerra civile ma «una lotta di tutti gli egiziani contro il terrorismo».  «Vogliamo che ci sia veramente una possibile soluzione di questa situazione terribile in Egitto attraverso il dialogo e la riconciliazione», spiega il cardinale Sandri alla Radio Vaticana. «Purtroppo - sottolinea - tutte le distruzioni delle chiese che hanno subito i cristiani sono inaccettabili, soprattutto perché, in particolare i cattolici, sono una minoranza. La rinascita del Paese deve attuarsi nel rispetto della persona umana, nel rispetto reciproco di tutte le religioni, nel rispetto della libertà religiosa». «Noi pensiamo - aggiunge quindi riprendendo le parole di papa Francesco all'Angelus di ieri - che mai la fede o una religione possa dare adito a una guerra o all'uso della violenza. Mai si può fare uso della forza, della violenza, del terrorismo o del potere militare per risolvere le questioni in base alla fede».Dall'Egitto levano la loro voce anche le comunità cristiane, dal 14 agosto scorso sotto il tiro degli islamici. Finora sono 58 le chiese assaltate o bruciate accertate e decine le strutture, gli edifici e i negozi cristiani (ortodossi, cattolici ed evangelici) attaccati in tutto il Paese. «Su 58 chiese attaccate 14 sono cattoliche, il resto appartengono alle comunità copto ortodosse, greco ortodosse, anglicane e protestanti», spiega Rafic Greiche, portavoce dei Vescovi cattolici dell’Egitto. «Gli attacchi contro le chiese si sono verificati un po’ in tutto il Paese, ma sono concentrati soprattutto nelle  aree di Al Minya e di Assiut, perché è là che si trova il quartiere generale dei jihadisti, responsabili di queste violenze», aggiunge padre Greiche . «È da sottolineare - afferma il sacerdote- che i musulmani che abitano nei pressi delle chiese colpite hanno aiutato i religiosi e le religiose a spegnere gli incendi degli edifici di culto».Il patriarca di Alessandria dei Copti, Ibrahim Isaac Sidrak, fa appello affinché si comprenda che «ciò che accade in Egitto ora non è un conflitto politico tra fazioni diverse ma una lotta di tutti gli egiziani al terrorismo». Per questo, aggiunge, la Chiesa cattolica locale conferma il suo «sostegno» «alla polizia egiziana e alle forze armate per tutti gli sforzi che stanno compiendo per proteggere il Paese». Lo stesso sostegno è stato espresso dai copti ortodossi che aggiungono di «respingere totalmente qualsiasi tentativo di trascinare il Paese verso uno scontro confessionale» mentre si considera «del tutto inaccettabile ogni ingerenza straniera negli affari interni egiziani».
Le suore francescane: viviamo nel terrore«Abbiamo paura: la situazione qui è molto grave, non siamo mai tranquille, la notte non riusciamo più a dormire perchè viviamo nel terrore». È suor Letizia a dar voce ai timori e alle preoccupazioni delle francescane presenti in Egitto. «Nella nostra scuola al Cairo - riferisce la religiosa - noi dell'ordine delle Minime Suore del Sacro Cuore francescano siamo rimaste in cinque, due suore e tre sorelle che hanno intrapreso il cammino religioso. Ma le francescane sono molto presenti in altre zone della capitale e in varie città dell'Egitto».
Suor Letizia confessa: «Non ci sentiamo protette, anche se non è per colpa dello Stato o del governo egiziano. Siamo sempre sotto pressione, per la presenza dei terroristi; abbiamo anche tolto la targa dalle pareti della casa che ospita la nostra scuola. Dalle sette del pomeriggio alle sei del mattino la zona è completamente al buio, c'è il coprifuoco e non passa anima viva. Noi non usciamo più neanche di giorno, tutto il lavoro è fermo: restiamo chiuse nell'edificio e l'unica cosa che possiamo fare è pregare».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: