giovedì 16 febbraio 2017
Sconvolgente video del Daesh nella Piana di Ninive
Video di propaganda del Daesh (Ansa)

Video di propaganda del Daesh (Ansa)

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Bambini soldato, bambini boia in esecuzioni di massa filmate e messe in rete o bambini kamikaze: tutti con la bandana nera del Califfato attorno al capo. Da un paio d’anni si rincorrono sul Web i video di “madrasse” o orfanotrofi trasformati in campi di addestramento del Daesh: ragazzini di 12 - 14 anni in fila davanti ad improvvisati poligoni di tiro con, alla mano, kalashnikov alti quasi quanto loro. Bambini soldato, in uniforme nera, in pose marziali ad apprendere tecniche di combattimento al servizio del “jihad globale”. Ora in un video diffuso dall’ufficio stampa della «Wilayat» (Provincia) di Ninive, in mano al Califfato, la conferma ufficiale. Il Daesh fa sapere di aver usato ragazzini yazidi rapiti e sottoposti al lavaggio del cervello come attentatori suicidi contro le truppe lealiste irachene che hanno riconquistato la parte est di Mosul.

Il filmato – intitolato «Segui l’esempio della loro Guida» – mostra i ragazzi mentre vengono addestrati in un campo militare: con ogni probabilità minori fatti prigionieri a Sinjar, il principale centro abitato dagli yazidi occupato dal Califfato nell’agosto 2014 e riconquistato nel novembre 2015. La minoranza etnico- religiosa è stata vittima di esecuzioni di massa, deportazioni e rapimento di molte donne, ridotte in schiavitù e messe in vendita a Mosul, in quello che è stato univocamente definito un genocidio, ancora più pesante della persecuzione subita dalla minoranza cristiana. Lo stesso video mostra pure le immagini, riprese dall’alto, di due attentati suicidi contro soldati iracheni a Mosul est che, si afferma nel video, sono stati compiuti da due di questi ragazzi.

Gli attentatori, affermano i redattori del video, sono due fratelli yazidi: Amjad, che ha assunto il nome di Yusuf al Sanjary dopo la conversione forzata all’islam, e Asaad, poi chiamato Abu al Khattab. Entrambi sono mostrati mentre ricevono lezioni di morale islamica e addestramento militare. Il fratello più piccolo, Asaad Abu al Khattab, parla poi al microfono, dicendo: «Siamo del villaggio di Tal Kasba, nel distretto di Sinjar. Con l’aiuto di Dio io e mio fratello compiremo azioni suicide». I ragazzi nel campo – presumibilmente alcuni dei numerosi orfani strappati alle loro famiglie e dati in consegna ai terroristi fondamentalisti – dopo aver abbandonato la «antica fede apostata » ora «hanno trovato guida nell’islam», afferma la voce narrante. La conclusione è una chiara minaccia ora che sta per iniziare l’offensiva contro Mosul ovest: «Molti di loro hanno compiuto missioni suicide dopo la conversione». Un rapporto del segretario generale dell’Onu, relativo al 2015, registrava già 37 casi di bambini soldato, di cui 19 atribuiti al Daesh, mentre altri a gruppi armati curdi e a milizie popolari. Cifre che, lo stesso rapporto definiva sottostimate rispetto all’entità del fenomeno.

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