sabato 9 luglio 2016
​Minacciato in Pakistan più volte il legale che aiutava in Pakistan le persone accusate di blasfemia: i genitori e una sorella vennero rapiti e rilasciati.
(Stefano Vecchia)
Avvocato di Asia Bibi: «Costretto a fuggire»
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Una pressione troppo forte, che in tempi recenti ha più volte coinvolto anche i suoi familiari, ha convinto l’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill – difensore del pool che assiste Asia Bibi e decine di altri cristiani perseguitati – a lasciare la professione forense e un’attività a tutela delle minoranze perseguitate per motivi religiosi: ormai era troppo «in mostra» in un Paese, come il Pakistan, in cui legge, politica e società civile faticano a contenere l’islamismo radicale. Solo il 22 maggio scorso i genitori e una sorella erano stati sequestrati. Un evento traumatico a cui le due donne erano sfuggite immediatamente, mentre il padre era stato rilasciato diverse ore dopo con il compito di riferire al figlio che se non avesse smesso di difendere in tribunale gli accusati di blasfemia e altri casi di persecuzione religiosa avrebbe rischiato la vita. Successivamente, nonostante Gill avesse espresso l’intenzione di ripensare il suo impegno, le pressioni erano proseguite fino a diventare intollerabili e a spingerlo all’abbandono. La sua vicenda rappresenta insieme uno smacco dell’impegno a combattere nella legalità le pressioni integraliste e la discriminazione verso le minoranze, ma mostra ancora una volta l’incrocio di debolezza e di disinteresse delle autorità nella difesa di individui esposti a ritorsioni per il loro impegno. Non a caso, dopo l’assassinio l’8 maggio a Karachi di Khurram Zaki, noto attivista di fede musulmana sciita impegnato nella difesa delle minoranze, il responsabile per l’Asia di Human Rights Watch, Brad Adams, aveva incitato il governo «a proteggere chi si occupa di diritti umani e promuovere condizioni in cui possano operare in sicurezza». Davanti alla palese difficoltà che rasenta una impossibilità, non ammissibile formalmente ma da molti segnalata, di modificare la “legge antiblasfemia", l’unica linea di difesa di cristiani, indù, buddhisti e musulmani di vario orientamento ma invisi all’estremismo sunnita resta quella di attivisti, legali e politici che alimentano la voglia di giustizia sapendo di correre rischi estremi. Gill guidava l’organizzazione Legal Evangelical Association Development (Lead): ora è stato costretto a ritirarsi a vita privata in un «luogo sicuro». Il primo aprile dello scorso anno, il fratello Pervaiz Gill era stato colpito da proiettili e ferito gravemente a Lahore, mentre nell’agosto 2014 la sua abitazione era stata colpita da proiettili sparati da ignoti, come nel novembre dell’anno precedente. Come ricorda una nota di Lead diffusa da Fides, «nonostante la sua denuncia e la urgente necessità di protezione, la sua richiesta di sicurezza è stata ignorata dalle autorità». Oltre a fare parte del collegio di difesa di Asia Bibi, la mamma cattolica in carcere da 2.574 giorni e dal 22 luglio 2015 in attesa della decisione della Corte Suprema sulla sua condanna a morte, Gill era impegnato nella difesa di diversi altri cristiani pachistani o nella ricerca di giustizia per la fine atroce di alcuni. Come per i parenti dei coniugi Shama e Shahzad Masih, arsi vivi nel novembre 2014 da una folla di musulmani che li accusava di blasfemia.
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