venerdì 7 ottobre 2022
Aveva lottato per avere accanto il suo consigliere spirituale
John Henry Ramirez

John Henry Ramirez - Reuters

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John Henry Ramirez, detenuto a Huntsville, a nord di Houston, è stato ucciso mercoledì sera da un’iniezione letale. È la terza condanna a morte in Texas dall’inizio dell’anno, la numero 576 da quando nel 1982 lo Stato ha ripreso le esecuzioni capitali. L’uomo, 38 anni, di origine ispanica, ha pagato con la vita un omicidio commesso diciotto anni fa.

Era il 2004 quando, a Corpus Christi, uccise con 29 coltellate Pablo Castro, 45 anni, padre di nove figli, commesso in un minimarket. Fu l’esito di una rapina finita male, messo a punto con due complici, che gli fruttò 1 dollaro e 25 centesimi. Il suo caso è salito alle cronache non solo per la violenza. Arrestato nel 2008 dopo una lunga latitanza in Messico e condannato a morte, Ramirez, che all’epoca dell’omicidio era tossicodipendente, si è battuto in tribunale per ottenere che un rappresentante della sua comunità religiosa, battista protestante, gli tenesse la mano durante l’esecuzione e pregasse con lui a voce alta.

Le autorità del Texas consentono a un «consigliere spirituale» di accompagnare il condannato a morte nella stanza verde dell’esecuzione ma, per motivi di sicurezza, non gli è concesso toccarlo né parlargli. La battaglia legale dell’uomo, che diceva di aver compiuto in carcere un percorso di redenzione e trasformazione spirituale, ha causato ripetuti slittamenti dell’esecuzione fissata agli inizi per l’8 settembre 2021. A marzo scorso la Corte Suprema, che raramente interviene nelle esecuzioni capitali, gli ha dato ragione. La sentenza «Ramirez v. Collier», approvata da 8 giudici su 9, ha chiarito che ai sensi delle leggi sulla libertà religiosa le sue richieste dovevano essere accolte. La somministrazione di pentobarbital è stata quindi rimessa in calendario. Il detenuto, padre di un figlio, si è spento 14 minuti dopo l’iniezione.

A stringergli la mano c’era il pastore battista Dana Moore. Nella dichiarazione rilasciata al funzionario della prigione poco prima di spirare ha espresso alla famiglia di Castro «rimpianto e rimorso » per l’atrocità commessa. «Ho combattuto una buona battaglia – ha aggiunto – ora sono pronto ad andare ». Ramirez diventa l’undicesimo caso di esecuzione capitale negli Stati Uniti quest’anno; il numero 1.551 da quando la pena di morte è stata reintrodotta nel 1976. Al riguardo, il Paese è spaccato: quasi metà degli Stati l’hanno abbandonata seppure con una moratoria che sospendere le sentenze capitali. In altri è invece ancora possibile morire in una camera a gas, sulla sedia elettrica o per impiccagione.

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