lunedì 18 gennaio 2016
​L'Austria annuncia controlli alle frontiere e rimpatri. E la Slovenia ribatte: pronti a farli anche noi. In Europa già sette paesi hanno "sospeso" la libera circolazione delle persone.
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L'Austria ha deciso di "annullare temporaneamente" le regole di Schengen sulla libera circolazione in Europa e "il controllo delle persone che vengono nel nostro Paese è stato rafforzato". Lo ha annunciato domenica il cancelliere Werner Faymann in un'intervista al giornale Oesterreich, in cui afferma: "Esattamente come fa la Germania abbiamo deciso di aumentare i controlli alle frontiere e di effettuare rimpatri". Chiunque raggiungerà l'Austria "verrà controllato. Chi non ha diritto all'asilo verrà rispedito indietro". Perché "se l'Ue non lo fa, non protegge le frontiere esterne di Schengen, è l'esistenza stessa dell'accordo a decadere". Sul piede di guerra anche la Slovenia che stamattina ha annunciato di non voler essere da meno. "Se l'Austria e la Germania decideranno effettivamente di limitare l'accoglienza dei migranti, la Slovenia è pronta ad adottare subito misure analoghe, inclusa la sospensione di Schengen con la reintroduzione di controlli di documenti ai suoi confini" piega una nota emessa da Lubiana. Controlli operativi in sette paesi. L'Austria ha sospeso Schengen "già a settembre" fa notare la ortavoce alla migrazione della Commissione Ue Natasha Bertaud, spiegando che ora Vienna ha semplicemente notificato il prolungamento dei controlli temporanei alle frontiere "sino a febbraio". La richiesta "è in linea con le regole del codice Schengen", ha sottolineato. L'Austria aveva reintrodotto i controlli alle frontiere a settembre, insieme alla Germania, in seguito al flusso dei migranti lungo la rotta balcanica. Sono sette in totale, ricorda Bruxelles, i Paesi che hanno temporaneamente reintrodotto i controlli alle frontiere: oltre all'Austria, Germania, Francia, Malta, Svezia, Danimarca e Norvegia. "Davanti alla sfida degli immigrati e dei profughi, che è una grande sfida, in Europa c'è il rischio che ognuno si ritiri nei suoi confini, cheritornino le frontiere, le barriere, i muri: la cortina di ferroesiste di nuovo, in un altro modo ma esiste di nuovo". È quantoha detto il cardinale arcivescovo di Vienna, ChristophSchoenborn, rispondendo a una domanda sui nuovi muri in Europa,durante la conferenza stampa in Vaticano per la presentazionedel Congresso Apostolico Europeo della Misericordia (Roma, 31marzo-4 aprile 2016) e del Congresso Apostolico Mondiale dellaMisericordia (Filippine, 16-20 gennaio 2017). Al Brennero stamattina la situazione era tranquilla, anche dopo l'annuncio di Vienna di voler sospendere le regole di Schengen per fare fronte al flusso di migranti verso la Germania. I controlli di frontiera, almeno per il momento, non riguarderanno comunque il Brennero, ma solo il confine verso la Slovenia e l'Ungheria, è stato precisato. Attualmente al confine italo-austriaco si registra qualche decina di migranti al giorno. I migranti "sono una opportunità" sottolinea la Comunità di Sant'Egidio. Ma l'accoglienza di tanti stranieri è un impegno non da poco per i Paesi ospitanti. E in questi giorni fioccano i suggerimenti per affrontare il fenomeno. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble ha lanciato l'idea di un'addizionale sulla benzina a livello europeo per coprire i crescenti costi legati ai migranti. "Dobbiamo mettere in sicurezza i confini dell'area Schengen e non possiamo fallire a causa di fondi limitati", ha dichiarato al Sueddeutsche Zeitung. "Ho suggerito - ha spiegato, facendo riferimento a quanto detto all'ultimo Eurogruppo - di fissare una tassa su ogni litro di benzina, se non ci sono fondi sufficienti nei budget nazionali o in quello europeo". Dalla Svizzera la scelta, già imboccata dalla Danimarca, di imporre ai rifugiati di consegnare fino a 10.000 franchi svizzeri (circa 9.000 euro) dei loro beni per pagare le spese di accoglienza. Una soluzione che non ha incontrato per niente il favore del ministero degli interni italiano, Angelino Alfano: "Non condivido assolutamente la posizione della Danimarca sulla confisca dei beni ai migranti" ha detto annunciando l'avvio della procedura per aprire immediatamente un hotspot a Pozzallo (Rg): "la Prefettura sta accelerando l'iter". E mentre gli Stati si interrogano sulle vie da seguire per mettere in campo interventi strutturali, a livello locale si cerca di tamponare le emergenze. A Milano sono 40 le famiglie che si sono candidate a ospitare in casa per sei mesi un rifugiato, titolare di protezione internazionale, ricevendo dal Comune 350 euro al mese.

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