mercoledì 12 settembre 2012
Il presidente americano ha condannato l'attentato «oltraggioso» di ieri, in cui è rimasto ucciso l'ambasciatore in Libia, mettendolo in relazione con le stragi dell'11 settembre. «Nessun atto di terrorismo potrà mai colpire i valori americani». Ma i repubblicani incalzano: «E' ostaggio degli amici di al-Qaeda».
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Lo accusano di essere come Jimmy Carter, il presidente aspramente criticato per la drammatica crisi diplomatica con Teheran, nel 1979. Di essere «ostaggio degli amici di al-Qaeda», e la vicinanza con l’anniversario dell’11 settembre di certo non ha aiutato la Casa Bianca. Barack Obama però ha risposto a muso duro ai suoi detrattori, ben sapendo che un focolaio come quello libico, a meno di due mesi dal voto presidenziale, può costargli la rielezione, o quanto meno renderla più problematica. Per questo, senza indugi, il capo della Casa Bianca ha rilasciato già nella prima mattinata americana una serie di dichiarazioni con l’obiettivo di lasciare meno spazio possibile alle critiche e per ribadire la fermezza con cui sarà trattato l’assalto al consolato americano a Bengasi.In Libia «sono stati uccisi quattro straordinari americani, giustizia sarà fatta», ha promesso il leader democratico, che ha sottolineato come «non c’è giustificazione a questo tipo di violenza senza senso» davanti alla quale «il mondo deve restare unito». «Fin dalla loro fondazione gli Stati Uniti sono una nazione che rispetta tutte le fedi religiose», ha aggiunto Obama, secondo cui l’attentato «oltraggioso» al consolato non intaccherà comunque l’amicizia tra Libia e Stati Uniti. «I legami con la Libia non saranno spezzati», ha detto, sottolineando come la gente libica a Bengasi abbia aiutato a contrastare l’attacco terroristico, a mettere in salvo i feriti e a portare in ospedale l’ambasciatore Chris Stevens, poi deceduto. «È particolarmente tragico il fatto che Stevens sia stato ucciso a Bengasi – ha osservato il presidente – città che ha aiutato a liberare. Lavoreremo con il governo libico per portare gli assassini davanti alla giustizia». Obama ha messo in relazione la strage con l’anniversario delle stragi dell’11 settembre. «L’11 settembre è per noi un giorno importante. La nostra libertà si nutre del fatto che vi sono persone disposte a sacrificarvi la vita, è questo il carattere del nostro popolo. Nessun atto di terrorismo potrà mai colpire questi valori, che sono i valori americani».Il presidente ha inoltre evidenziato che sarà «aumentata la sicurezza delle sedi diplomatiche in Libia e in tutto il mondo». Un’unità anti-terrorismo dei marines, formata da 200 uomini, è già partita per la Libia per rafforzare la sicurezza degli americani nel Paese. Probabile anche l’utilizzo di droni su Bengasi e altre località. «Una Libia libera e stabile è ancora negli interessi americani», ha commentato il segretario di Stato Hillary Clinton, secondo cui l’attacco di Bengasi «dovrebbe sconvolgere le coscienze del mondo». Intanto il rivale di Obama, il repubblicano Mitt Romney, ha confermato le sue accuse alla Casa Bianca, criticando in particolare la nota dell’ambasciata Usa del Cairo in cui si censurava implicitamente il film anti-islam che avrebbe scatenato le proteste a Bengasi. «Quel comunicato – sottolinea Romney – è stato un errore gravissimo: l’America non può mai tollerare attacchi violenti ai suoi cittadini. Non possiamo più aspettare per usare la nostra influenza in tutta la regione».La nota dell’ambasciata Usa del Cairo condannava ogni forma di «azione individuale atta a ferire i sentimenti religiosi di tutti, compresi i musulmani». E proprio questo riferimento ai musulmani non è piaciuto alla destra Usa. Tanto che, secondo un’analista della Fox, si tratta di «una nota di chi è ostaggio degli amici di al-Qaeda e si trova costretto a scusarsi per qualcosa di cui non è per nulla responsabile». Per Obama la crisi di Bengasi arriva peraltro dopo un altro motivo di tensione in politica estera, le recenti incomprensioni con il premier israeliano Benjamin Netanyahu sul fronte del nucleare iraniano. Ieri i due si sono finalmente chiariti al telefono. Ad alimentare la tensione l’indiscrezione, poi smentita, secondo cui Obama avrebbe respinto la richiesta di Netanyahu per un colloquio a New York, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu.

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