venerdì 12 aprile 2019
Il fondatore di WikiLeaks, abbandonato da Quito, che lo proteggeva dal 2012. Washington vuole processarlo per aver diffuso documenti riservati. L'Onu lo difende
Julian Assange

Julian Assange

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La polizia britannica ha annunciato di aver arrestato il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, dopo che l'Ecuador gli ha revocato l'asilo e l'ambasciata di Quito a Londra lo ha formalmente espulso. Il ministro dell'Interno britannico, Sajid Javid, ha difeso oggi dinanzi alla Camera dei Comuni le ragioni dell'arresto di Julian Assange, confermando che Scotland Yard è entrata nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, come denunciato da WikiLeaks, ma solo "su invito dell'ambasciatore" di Quito e "nel rispetto della Convenzione di Vienna".

Assange si era rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador nel 2012 per evitare di essere estradato in Svezia, dove è accusato di stupro, ma poi i pm svedesi abbandonano le indagini, da molti ritenute montate ad hoc. In realtà l'arresto è avvenuto su richiesta degli Stati Uniti, il dipartimento di giustizia americano ha confermato che l'arresto del fondatore di Assange è stato eseguito sulla base del trattato di estradizione tra Usa e Gran Bretagna.

Nel 2010 infatti su WikiLeaks furono pubblicati migliaia di documenti confidenziali del dipartimento di Stato e del Pentagono. Molti di questi crearono seri problemi di immagine per Washington rivelando comportamenti e posizioni che crearono forti imbarazzi anche tra gli alleati europei. Infatti vennero alla luce informazioni compromettenti, come abusi e torture da parte dell'esercito americano in Afghanista e Iraq. Oppure le azioni di spionaggio della Cia anche nei confronti degli alleati europei. I procuratori Usa accusano Assange di pirateria informatica per aver ricevuto dall'ex analista dell'intelligence Usa Chelsea Manning parte delle password dei computer della difesa americana per accedere a materiale classificato. Formalmente sull'australiano, oggi 47enne, pendeva un mandato d'arresto britannico per violazione delle condizioni di libertà sorvegliata. Julian Assange, quindi, è stato subito portato in tribubunale dove è stato immediatamente riconosciuto colpevole di fronte alla Westminster Magistrates' Court di Londra di aver violato i termini della cauzione nel 2012 per non essersi presentato allora dal giudice ed essersi invece rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador. Per questo reato rischia una pena fino a 12 mesi di carcere nel Regno Unito (la sentenza precisa sarà definita più avanti) in attesa che le autorità britanniche decidano anche sulla richiesta di estradizione presentata dagli Usa.

I dirigenti del dipartimento di giustizia Usa prevedono di contestare ulteriori accuse contro il fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Lo riferisce la Cnn. Gli Usa, come ha stabilito oggi un giudice britannico, hanno tempo sino al 12 giugno per presentare gli elementi d'accusa per l'estradizione di Assange.

Intanto, proprio ieri si è venuti a sapere che il governo di Quito ha deciso di revocare la cittadina ecuadoriana, che gli era stata concessa dall'ex presidente Rafael Correa.

L'Ecuador fa correre a Julian Assange "il rischio di gravi violazioni dei suoi diritti fondamentali, ha affermato a Ginevra Agnès Callamard, relatrice speciale per le esecuzioni extragiudiziali o arbitrarie presso l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Già dal febbraio 2016 in effetti l'Onu è dalla parte del fondatore di Wikileaks, ossia da quando ha affermato che è stato "arbitrariamente detenuto" da Svezia e Regno Unito dal suo arresto a Londra il 7 dicembre 2010, a seguito dell'azione legale avviata contro di lui da entrambi i governi. Si tratta delle conclusioni a cui era giunto il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria.

Wikileaks ha accusato il governo dell'Ecuador di aver ritirato "illegalmente" l'asilo al suo fondatore, Julian Assange, "in violazione del diritto internazionale".

La Russia ha subito accusato il Regno Unito di "strangolare la libertà" e ha fatto sapere che intende sollevare la questione dell'arresto di Julian Assange davanti alle organizzazioni internazionali. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. "Certamente - ha detto Zakharova - solleveremo questa questione davanti alle organizzazioni internazionali. Mi sembra che sia molto importante per le organizzazioni giornalistiche poter dire la propria perché questa situazione è davvero senza precedenti".

Ecco le date chiave nella vita del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, arrestato stamattina dalla polizia britannica nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra.

Chi è Julian Assange

Spia o moderno giustiziere tra soffiate, dispacci e veleni di Elena Molinari

1971: Nasce il 3 luglio a Townsville, in Australia. Durante la sua infanzia e gioventù, in cui si sposta di posto in posto, frequenta 37 scuole;

Anni '90: diventa un programmatore di computer e sviluppatore di software, con un talento per l'hacking.

2003-2006: studi di fisica e matematica presso l'Università di Melbourne.

2006: fonda wikileaks.org per consentire ai whistleblowers, le gole profonde, di pubblicare documenti sensibili su Internet senza essere rintracciati; si tratta di un sito specializzato nella rivelazione di documenti segreti con, dice Assange, "una decina di persone provenienti dall'ambito dei diritti umani, dei media e dell'alta tecnologia".

Luglio 2010: a partire da luglio, Wikileaks pubblica documenti militari classificati della diplomazia americana e sulle guerre in Afghanistan e in Iraq, rendendo Assange un 'nemico pubblico' negli Stati Uniti;

Novembre 2010: i procuratori svedesi emettono un mandato di arresto europeo a carico di Assange per accuse di stupro e violenza sessuale nei confronti di due donne. Lui nega le accuse.

2012: per sfuggire all'estradizione dal Regno Unito, chiede asilo politico all'Ecuador e si rifugia nell'ambasciata del Paese sudamericano a Londra. L'asilo viene concesso nelle settimane successive.

2016: Wikileaks pubblica 20mila e-mail hackerate allo staff elettorale della candidata democratica Usa Hillary Clinton;

19 maggio 2017: i pubblici ministeri svedesi abbandonano l'indagine per stupro. Lo stesso anno, il 12 dicembre, Assange ottiene la cittadinanza dell'Ecuador.

Ottobre 2018: l'avvocato di Wikileaks definisce "disumane" le condizioni di vita di Assange nell'ambasciata; Quito, con cui i rapporti sono ormai tesi, gli impone regole che riguardano in particolare le sue visite e le sue comunicazioni: il loro non rispetto implica il ritiro della protezione diplomatica;

2 aprile 2019: il presidente dell'Ecuador, Lenin Moreno, afferma che Assange ha violato ripetutamente le condizioni del suo asilo.

11 aprile 2019: la polizia britannica entra nell'ambasciata di Quito a Londra e arresta Assange, dicendo che il suo asilo è stato ritirato.

Il dibattito in Gran Bretagna

L'opposizione laburista reagirebbe "con grande preoccupazione se Julian Assange fosse estradato agli Usa sulla base di quello che sappiamo". Lo ha detto ai Comuni la ministra ombra dell'Interno Diane Abott, replicando al titolare Tory dell'Home Office, Sajid Javid. Abbott non ha messo in discussione l'accusa di violazione della cauzione rivolta nel Regno ad Assange, pur ricordando il giudizio di "detenzione arbitraria" dato sul caso da un comitato consultivo dell'Onu.

Ha viceversa denunciato le accuse Usa, che non sembrano mirare a "difendere la sicurezza" del popolo americano bensì a punire il fondatore di Wikileaks per aver diffuso documenti forniti da Chelsea Manning su "crimini di guerra" imputati alla forze Usa in Iraq. Abbott ha ricordato poi le norme a tutela dei 'whistleblowers' e come Londra abbia già rifiutato in anni recenti, anche quando Theresa May era ministro
dell'Interno, richieste di estradizione di Washington.

Le reazioni in Italia

Le prime reazioni italiane dopo l'arresto di Assange sono tutte del M5s, con una presa di posione molto netta in difesa del fondatore di Wikileaks. Poco dopo anche la Fnsi, Federazione nazionale della stampa italiana, scende in campo per difenderlo.

"Ciascuno può avere il giudizio che crede su Julian Assange e sulla vicenda Wikileaks, ma quello che non è accettabile è che ad Assange venga all'improvviso revocato l'asilo politico e che il giornalista sia stato
prelevato dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra e corra ora il rischio di essere estradato e processato negli Stati Uniti, mentre tutti coloro che hanno mentito all'opinione pubblica, falsificato documenti, truccato i dossier internazionali che portarono alla guerra in Iraq e che hanno tentato di imbavagliare la libera informazione non sono mai comparsi nè mai compariranno di fronte ad alcun tribunale". Ad affermarlo,
in una nota, sono Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della stampa italiana.
"La Fnsi - concludono Lorusso e Giulietti - chiederà alla Federazione internazionale dei giornalisti di aprire
un'inchiesta indipendente che faccia luce su quello che è accaduto, a tutela della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati".

"Bisogna a dire solo grazie ad Assange per Wikileaks, invece ora lo si arresta. Fare conoscere la verità, in effetti, è un grande crimine..". Così su twitter il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra.

"Chi ha fatto emergere con forza pericolose violazioni della libertà di informazione dei cittadini deve ricevere tutela dalle eventuali ritorsioni dei governi. Assange ha già sofferto 7 lunghi anni di privazione della sua libertà personale, è ora di restituirgli la dignità ringraziandolo per avere regalato al mondo una nuova consapevolezza in tema di diritti della persona". Lo scrive in una nota Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa e deputato del M5s.

"Il lavoro di WikiLeaks- aggiunge - è una pietra miliare nella storia del giornalismo ed è paragonabile al lavoro giornalistico che portò alla luce scandalo Watergate. Immaginate cosa sarebbe successo se i giornalisti autori dell'inchiesta che portò alle dimissioni di Nixon, fossero stati arrestati per il loro lavoro. Grazie ad Assange e a Wikileaks siamo venuti a conoscenza di cosa nasconda il potere dietro la patina
dell'ufficialità. Il suo arresto equivale alla censura di una voce scomoda nel panorama allineato dei mass media, un vero e proprio attacco alla libertà di informazione. Chiediamo con forza il suo immediato rilascio". Lo dichiara il senatore M5S Stefano Lucidi, componente della commissione Affari Esteri di Palazzo Madama.

"Chiediamo alle istituzioni europee di opporsi fermamente all'estradizione di Assange verso gli Stati Uniti dove, in ragione dei reati contestatigli, rischierebbe una lunga pena detentiva. Grazie a lui e Wikileaks
i cittadini hanno scoperto le condotte illegali di organi istituzionali, istituti finanziari e potentissime lobby.
Assange, come tutti coloro che denunciano il malaffare, deve invece ricevere protezione". Così gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara e Fabio Massimo Castaldo. "L'arresto odierno di Assange appare ancora più eclatante poiché arriva alla vigilia dell'approvazione della direttiva che tutelerebbe i whistleblower in tutta l'Unione europea - prosegue la nota -. La settimana prossima, infatti, è previsto il voto finale di un provvedimento atteso da anni in Europa e che è già realtà in Italia grazie alla legge approvata su proposta del Movimento 5 Stelle".

"Il governo italiano ha il dovere di mettere in campo ogni iniziativa possibile a sostegno di Assange, della sua libertà e della libertà di Wikileaks, un'organizzazione alla quale, tutti quanti, dobbiamo moltissimo. Se lo farà bene, altrimenti non ci sarà alcuna differenza con gli scendiletto degli americani che ci hanno governato negli ultimi trent'anni". Lo scrive su Facebook Alessandro Di Battista, che torna a far sentire la sua voce con un post in cui difende a spada tratta il fondatore di Wikileaks arrestato oggi.

Il Regno Unito deve dire no alla richiesta di estradizione degli Usa contro Julian Assange, arrestato ieri a Londra dopo quasi 7 anni d'asilo nell'ambasciata dell'Ecuador, è invece il commento via Twitter del leader dell'opposizione laburista britannica, Jeremy Corbyn, sottolineando come il fondatore di Wikileaks non possa essere consegnato a Washington per aver svelato "prove di atrocità" commesse dalle forze americane "in Iraq e in Afghanistan".



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