giovedì 31 marzo 2016
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Concluso da pochi giorni il primo round dei colloqui di Ginevra, Bashar al-Assad lancia un chiaro segnale che potrebbe aprire a una soluzione politicas condivisa. È quasi un programma, consegnato a una intervista alle agenzie russe Sputnik e Ria. La fase di transizione in Siria, afferma Bashar Assad, deve avvenire «nel quadro dell’attuale costituzione» e deve prevedere «un governo di unità nazionale» che comprenda «varie forze politiche». Un governo che deve essere composto da membri «dell’opposizione, indipendenti, dell’attuale governo e altri». L’obiettivo primario di questo esecutivo di unità nazionale dovrà essere di «lavorare alla nuova Costituzione e farla votare dal popolo siriano». Solo dopo la transizione politica il varo della nuova costituzione «può avere luogo». Una apertura di non poco conto, soppesando le parole e chiamando come garante il Palazzo di Vetro: al prossimo giro di colloqui a Ginevra il dialogo si dovrà svolgere sui principi di base proposti dalle Nazioni Unite. Secondo le linee guida annunciate dall’Onu, i negoziati dovrebbero portare a un governo di transizione da qui a sei mesi, alla redazione di una nuova Costituzione e a elezioni entro 18 mesi. Quanto alla distribuzione degli incarichi, afferma Assad, «non sono questioni complicate, si possono regolare» nei colloqui a Ginevra, mentre un primo «progetto di Costituzione può essere pronto in qualche settima- na». In realtà la composizione dell’esecutivo di transizione è il principale punto all’ordine del giorno dei negoziati sul qualefinora non si è ancora trovata un’intesa. Proposte subito respinte dall’opposizione. La Siria ha bisogno di «un governo di transizione con pieni poteri e autorità esecutivi, inclusa l’autorità presidenziale», ha dichiarato Asaad al-Zoubi, rappresentante del Comitato supremo per i negoziati dell’opposizione ai colloqui di pace di Ginevra. A sera pure la Casa Bianca dichiarava che un nuovo governo non può comprendere anche Assad. Dopo la dichiarazione di intenti di Bashar el-Assad, una serie di importanti distinguo e precisazioni. La presenza militare russa era necessaria per garantire un bilanciamento del potere. Il terrorismo è «il vero problema» ed è «sostenuto direttamente» dalla «Turchia», dalla «famiglia reale dell’Arabia Saudita» e da un certo numero di Paesi occidentali, «in particolare Francia e Regno Unito». Inoltre, precisa il dittatore siriano, la maggioranza dei curdi rifiuta il progetto di una regione federale, preferendo vivere in una «Siria unita». Una transizione politica con annessi progetti di ricostruzione. Il conflitto in Siria ha fatto danni al Paese per oltre «duecento miliardi di dollari», sostiene Assad. Il «ripristino delle infrastrutture richiederà un lungo periodo di tempo» e potrà essere avviato non appena ci sarà la stabilità politica. Il processo «si baserà sui tre paesi che più ci hanno aiutao durante la crisi, ovvero Russia, Cina e Iran». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INTERVISTA Il presidente Assad ha aperto a un governo di unità nazionale (Ap)
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