venerdì 16 settembre 2011
Denuncia degli intellettuali islamici. I vescovi pachistani: l’Onu ci aiuti. «Troppe irregolarità e strumentalizzazioni hanno portato alla pena di morte». La Commissione Giustizia e Pace: anno nero per le minoranze, sempre più urgente abolire la legge sulla blasfemia.
COMMENTA E CONDIVIDI
Un processo – quello che ha portato alla condanna a morte di Asia Bibi – su cui si addensano molte ombre. Turbato «da evidenti pressioni di islamici estremisti». Motivato da «una vendetta personale». Viziato da «una evidente irregolarità procedurale: nelle indagini e negli interrogatori preliminari, condotti dalla polizia dopo la denuncia, Asia non ha avuto un avvocato». Ad affermarlo, in un nota inviata all’<+corsivo>Agenzia Fides<+tondo>, l’autorevole centro studi musulmano “Jinnah Institute” di Karachi. Intitolato al fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnah, l’istituto è un “think tank” formato da intellettuali musulmani e presieduto dalla parlamentare Sherry Rehman.La nota su Asia Bibi riporta l’attenzione sul caso della donna cristiana che da oltre un anno langue nelle carceri di Sheikhupura, in Punjab. L’avvocato garantitole dalla “Masihi Foundation” – che ha preso in carico il suo caso – sta preparando il ricorso per l’appello all’Alta Corte, ma esiste anche la possibilità di un perdono presidenziale. La sua vicenda è alla base degli omicidi di Salman Taseer, governatore del Punjab, e di Shabhaz Bhatti, ministro federale per le minoranze religiose, che l’avevano difesa.Il Jinnah Institute riferisce che, sin dal principio, la vicenda giudiziaria di Asia Bibi è stata viziata da irregolarità e strumentalizzazioni. La Commissione Nazionale sullo Status della donna, dopo un incontro con Asia Bibi in carcere, ha appurato che «solo 8 giorni dopo l’episodio contestato – in cui Asia avrebbe pronunciato frasi blasfeme – Qari Muhammad Salim, leader religioso musulmano locale, usando tre donne come testimoni, ha potuto registrare una denuncia ufficiale sulla base del quale Asia è stata arrestata». Negli 8 giorni sono state orchestrate le accuse contro Asia. Tali sospette circostanze – nota il Jinnah Institute – sono descritte nel rapporto scritto da Shabhaz Bhatti e Salman Taseer e consegnato al presidente del Pakistan, Ali Zardari. Il rapporto denuncia che «il giudice l’ha condannata su pressioni degli estremisti islamici, ignorando i fatti realmente accaduti». Inoltre, durante la fase delle indagini e degli interrogatori prima del processo, ad Asia Bibi non è stato riconosciuto il diritto, costituzionalmente sancito, all’assistenza di un legale.Resta il nodo della legge sulla basfemia che rischia di “straongolare” la libertà religiosa nel Paese. Ieri la Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi pachistani ha invita l’Osservatore speciale dell’Onu sulla tolleranza religiosa a visitare il Pakistan, per constatare «abusi e violenze sulle minoranze religiose» e chiede al governo di abolire la «legge sulla blasfemia».Lo si legge nel nuovo Rapporto della Commissione, titolato “Human Rights Monitor 2011”, che traccia un quadro allarmante sulla condizione delle minoranze religiose. «L’anno 2010-2011 è stato un “anno nero”: basti ricordare l’omicidio di Shahbaz Bhatti». Il rapporto cita almeno 40 cittadini incriminati per blasfemia, fra i quali 15 cristiani, 10 musulmani, 7 indù.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: