martedì 22 novembre 2022
Il killer aveva un precedente che avrebbe potuto impedirgli di ottenere un’arma da fuoco: aveva sequestrato la madre minacciandola con un ordigno rudimentale ed altre armi
Un uomo depone dei fiori sul luogo della strage in Colorado

Un uomo depone dei fiori sul luogo della strage in Colorado - Reuters

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Omicidio e crimine motivato dall’odio. Anderson Lee Aldrich, che ha fatto irruzione in una discoteca di Colorado Springs sparando all’impazzata e uccidendo 5 persone, è stato incriminato nella città di 480mila abitanti a sud di Denver, che ieri piangeva le vittime con veglie di preghiera e manifestazioni. Intanto ci si chiedeva perché una legge “red flag” sul controllo delle armi in vigore dal 2019 nello Stato non abbia prevenuto la strage.

Il 22enne che ha assaltato il Club Q aveva un precedente che avrebbe potuto impedirgli di ottenere un’arma da fuoco. Il 18 giugno del 2021, sempre a Colorado Springs, la polizia fu chiamata dalla madre di Aldrich, allora studente, tenuta in ostaggio dal figlio che la minacciava con un ordigno rudimentale ed altre armi. Arrivati sul posto, gli agenti evacuarono le case circostanti, poi, dopo alcune ore di stallo, convinsero il giovane ad uscire. Aldrich fu arrestato per sequestro di persona ed altri reati. I procuratori non lo incriminarono, ma sarebbe dovuta comunque scattare nei suoi confronti la misura che permette ai giudici di impedire a persone con problemi psichici o precedenti violenti di possedere armi.

Era stato il governatore dello Stato occidentale, Jared Polis, il primo politico apertamente gay ad essere eletto governatore negli Usa, a firmare la legge l’anno prima, dando la possibilità ai cittadini e alla polizia di chiedere a un giudice di confiscare le armi di un residente del Colorado che può rappresentare un pericolo per sé stesso o per gli altri, proibendogli di comprarne. Ma lo sceriffo della contea di El Paso, che include Colorado Springs, affermò subito che il suo dipartimento non avrebbe presentato nessuna di quelle petizioni. Sembra che sia quello che è successo nel caso di Aldrich, e ora la polizia della città si trova bersagliata da critiche. I procuratori locali e gli agenti del Fbi che partecipano all'indagine non hanno fornito indicazioni su come il giovane abbia ottenuto il fucile e le altre armi trovate sulla scena e hanno ottenuto di mantenere sotto segreto il contenuto delle loro indagini.

L’incriminazione sembra però confermare il movente della strage — i pregiudizi nei confronti di omosessuali e transessuali — che ieri numerosi gruppi di estrema destra rilanciavano su canali online, celebrando l'attacco e il suo responsabile.

L'attacco al nightclub gay di Colorado Springs è l'ultimo di una serie di sparatorie contro la comunità gay americana, che sono aumentate negli ultimi anni. La peggiore rimane quella del 2016 a Orlando, Florida, quando un killer aprì il fuoco nella discoteca Pulse uccidendo 49 persone. Proprio domenica, poche ore dopo la sparatoria, il Club Q aveva previsto una festa per celebrare il Transgender Day of Remembrance, che dal 1999 rende omaggio alle persone uccise in crimini motivati dall’odio e dalla discriminazione.

Ha sollevato sospetti di un clima familiare improntato al pregiudizio anche il fatto che il nonno del 22enne sia un repubblicano trumpiano eletto all’Assemblea della California, Randy Voepel, che aveva inneggiato all’assalto al Congresso del 6 gennaio del 2021 da parte dei sostenitori di Trump. “I primi colpi sono stati sparati contro la tirannia, la tirannia arriverà dopo il giuramento di Biden il 20 gennaio”, aveva detto Voepel che ha perso il seggio alle elezioni dello scorso 8 novembre.

La tragedia si iscrive nel più ampio contesto della violenza armata negli States, la cui intensità e forza letale sembra crescere senza sosta. Quest’anno non è passata una sola settimana senza che almeno quattro sparatorie di massa abbiano insanguinato il Paese, dove le vittime di stragi a colpi di armi da fuoco sono quasi triplicate in dieci anni.

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