domenica 13 ottobre 2013
La precisazione del Vicariato: «Non è prevista alcuna celebrazione esequiale in una chiesa della città». L’Unione delle Comunità ebraiche ringrazia la diocesi per la «sensibilità».
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Contro Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine morto due giorni fa, è un coro di «no». No ai funerali in chiesa e tantomeno a quelli solenni, no alla sepoltura a Roma, e perfino no ad accogliere la salma in Argentina. A provocare questa raffica di «no» è stato l’annuncio del suo avvocato, Paolo Giachini, che i funerali si svolgeranno in una chiesa del centro della Capitale «probabilmente» martedì prossimo. E già la data scelta evoca altri momenti drammatici, legati proprio all’ufficiale delle SS. Martedì 15 ottobre è, infatti, la vigilia del 70mo anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma operato proprio dai nazisti, ricordato venerdì nell’incontro tra Papa Francesco e la comunità ebraica.La prima reazione, molto netta, è quella di Questura e Prefettura. «Il Questore Fulvio della Rocca, d’intesa col Prefetto Giuseppe Pecoraro, vieterà qualsiasi forma di celebrazione in forma solenne», è la secca nota. La Questura fa comunque sapere che prenderà tutte le misure di sicurezza adeguate nel caso di una celebrazione privata dei funerali in chiesa, che non sarebbe comunque vietata. Ma arriva un’ancor più breve e chiarificatrice precisazione del Vicariato di Roma. «Non è prevista nessuna celebrazione esequiale in una chiesa di Roma». Niente di più, ma sicuramente ha colpito molto il testamento-intervista, reso noto venerdì, nel quale Priebke non mostra alcun ravvedimento e, addirittura, arriva a negare l’Olocausto. Un «no» che non esclude una benedizione e una preghiere per la salma, e che è analogo a quello dei vescovi del Sud nei confronti dei funerali dei boss mafiosi. «La decisione presa dal Vicariato è unica nella storia – ha commentato il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici –, non si può rimanere indifferenti di fronte alle tragedia umane. E, se cattolici, non si può essere antisemiti». Dello stesso tenore le dichiarazioni di Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, che ha espresso «apprezzamento per la sensibilità» mostrata – tra gli altri – dal Vicariato.Ma l’avvocato insiste con una personale e ardita interpretazione delle norme: «I Patti Lateranensi prevedono che ciascuno possa fare pratiche religiose laddove la sede lo consente. Per cui anche Priebke ne ha diritto. La Chiesa è dei fedeli e Priebke era un fedele». Però nel testamento non solo mancano parole di pentimento ma non c’è neanche un riferimento alla fede, ai funerali e alla sepoltura. E anche su questa si scatenano i «no». Il primo arriva dall’Argentina, Paese che Priebke avrebbe scelto per essere sepolto accanto alla moglie a Bariloche, dove si era rifugiato. Ma il ministro degli Esteri Hector Timerman «ha dato ordine di respingere ogni procedura che possa permettere l’ingresso nel Paese del corpo del criminale Erich Priebke», aggiungendo che «gli argentini non accettano questo tipo di offese alla dignità dell’uomo».Si muove anche Roma. Un «no» corale da comunità ebraica, Anpi e molti partiti. «Sarebbe un’offesa per Roma, città antifascista e antinazista, avere la sepoltura di Priebke» è la prima reazione del sindaco Ignazio Marino. Teoricamente l’ex ufficiale ne avrebbe diritto. E allora il primo cittadino precisa: «La normativa vigente, purtroppo, al momento non consente al Comune di rifiutare la sepoltura di chi muore nel suo territorio». Ma, aggiunge, «sono in costante contatto con il Prefetto, al quale ho chiesto di verificare la possibilità di negare la sepoltura nel territorio comunale, per ragioni di sicurezza e ordine pubblico oltre che di opportunità». Ma anche a Roma c’è chi non la pensa così. E anzi rende «Onore a Priebke», con una scritta, in vernice nera, apparsa a poca distanza dallo stabile dove abitava Priebke. Accanto, tanto per essere chiari, anche una svastica. Ancor più farneticante il gruppo creato su Facebook da un ragazzo di Bergamo. «Erich Priebke, eroe del passato e del presente». Post e commenti inneggiano tutti all’ex ufficiale definito «eroe del glorioso 3° Reich e responsabile della giusta fine di 300 italiani inutili». Gravissima offesa ai morti delle Fosse Ardeatine. Ma il livello più basso lo raggiunge la foto della rotaia che serviva il campo di Auschwitz con scritto: «Lui sì che sapeva organizzare le vacanze». I lager nei quali, scrive Preibke nel suo testamento, le camere a gas non c’erano.

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