lunedì 25 luglio 2022
I giudici hanno respinto la richiesta di nuovo ricorso della famiglia del 12enne trovato con una corda attorno al collo, forse dopo una tragica sfida online. Ora si va alla Corte europea dei diritti
La Corte dei diritti dell'uomo

La Corte dei diritti dell'uomo - Ansa

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Tre giudici della Corte d'Appello di Londra, Sir Andrew McFarlane, Lady Eleanor King e Lord Peter Jackson, hanno respinto la nuova richiesta di appello dei genitori del 12enne Archie, Hollie Dance e Paul Battersbee, e dunque confermato le sentenze dei giudici di primo e secondo grado del 13 giugno e 15 luglio che avevano deciso che era nel "miglior interesse" di Archie morire.

I genitori hanno anche ottenuto che la sentenza non venga eseguita fino alle 14 di mercoledi 27 luglio, data entro la quale possono decidere di ricorrere ulteriormente all'Alta Corte inglese e anche alla Corte Europea dei diritti umani.

Il ragazzino è in coma dal 7 aprile, quando la mamma l'ha trovato con una corda attorno al collo, forse dopo una tragica sfida online con gli amici.

Secondo i loro avvocati, i genitori di Archie, Hollie Dance e Paul Battersbee, avrebbero già deciso per il duplice ricorso.

"Archie è in coma profondo e non ha nessuna speranza di riprendersi. Morirebbe, comunque, tra qualche settimana - hanno detto i giudici della Corte d'appello -. Benché la mamma dica che ha cominciato a respirare senza l'aiuto del respiratore artificiale e che stringe le sue mani, apre gli occhi e piange, non ci sono prove che questo avvenga davvero".

I giudici hanno, cosi, indirettamente dato un via libera giudiziario ai medici del Royal London Hospital che hanno in cura Archie e che vogliono sospendere i suoi supporti vitali perché ritengono altamente probabile la morte cerebrale del ragazzino.

Sempre la Corte d'appello ha anche respinto la richiesta fatta dagli avvocati della famiglia di Archie che volevano che la sentenza venisse rimandata perchè il padre del bambino, Paul Battersbee, ha avuto un attacco di cuore.

Diagnosi e verdetti che la madre di Archie, Hollie Dance, mossa da convinzioni religiose e sostenuta dai suoi avvocati, da gruppi pro-life e da cittadini comuni, aveva invece contestato ripetutamente dalla a alla zeta. La donna si era detta non solo "devastata", ma anche convinta che suo figlio fosse ancora in grado di riprendersi avendole "stretto la mano" dal suo letto d'ospedale. Hollie Dance ha anche detto di essere "disgustata" dall'atteggiamento sia dei medici sia dei giudici.

Il caso di Archie Battersbee ricorda quelli di Charlie Gard, Alfie Evans, Tafida Raqeed, Isaiah Haastrup e di altri bambini con gravi danni cerebrali ai quali i medici avevano chiesto (e quasi sempre ottenuto) di staccare i supporti vitali mentre la famiglia voleva fare altri tentativi per curarli e mantenerli in vita.​​ Nel caso di Charlie Gard e Alfie Evans i giudici avevano anche impedito ai genitori di trasportare i figli in Italia per farli curare in strutture che si erano messe a disposizione, come il Bambino Gesù di Roma. Nel solo caso di Tafida Raqeed la mamma Shelina Begum era riuscita a ottenere il trasferimento all'Ospedale Gaslini di Genova dove la bambina è stata curata e poi dimessa dal reparto di rianimazione cominciando il lungo percorso della riabilitazione.​

È all’esame del Parlamento britannico una nuova legge - la “Charlie Gard law” - che rafforza I diritti dei genitori nei casi in cui questi ultimi si oppongano ai medici che vogliono togliere ai loro figli i supporti vitali. Se la nuova normativa, promossa da Connie e Chris, i genitori di Charlie Gard, verrà approvata, papà e mamma avranno il diritto di ricorrere alla mediazione di comitati etici indipendenti. La legge, che ha ottenuto parere favorevole dalla Camera dei Lords, garantisce ai genitori anche di poter avere accesso a tutte le informazioni mediche sui figli e ottenere un secondo parere medico.

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