lunedì 26 settembre 2011
Re Abdullah ha riconosciuto al gentil sesso i diritti politici: dal 2015 potranno presentarsi alle elezioni comunali e potranno far parte della Shura.
Primo passo di un cammino troppo lento di Riccardo Redaelli
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La monarchia saudita riconosce i diritti politici alle donne. Ma non subito. È stato lo stesso re Abdullah bin Abdul Aziz ad annunciarlo in un discorso davanti alla Shura, l'assemblea consultiva che lo scorso giugno ha spezzato il tabù dando il suo ok - 81 voti a favore e 37 contrari - alla partecipazione delle cittadine saudite alle elezioni. Solo come votanti però, mentre il sovrano è andato un pò più avanti ammettendo anche la possibilità dicandidarsi."A cominciare dalle prossime consultazioni - ha detto il sovrano 87enne - le donne potranno presentarsi candidate ai consigli municipali e potranno votare, nel rispetto dei principi dell'Islam". Le prossime consultazioni si tengono tra quattro giorni, ma il riferimento del sovrano è alle municipali del 2015: giovedì voteranno solo gli uomini e i 5.000 candidati saranno tutti di sesso maschile. D'altro canto, le municipali in Arabia Saudita sono le uniche aperte al voto popolare che però può scegliere (e la prima volta accadde nel 2005) solo la metà dei membri dei consigli municipali in quanto l'altra metà viene assegnata con nomina governativa.Si tratta comunque di un altro passo avanti contro la discriminazione femminile in questo regno ultraconservatore che risulta un caso sempre più anomalo e isolato in un'area dove Paesi musulmani come il Kuwait, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e l'Iran hanno da tempo riconosciuto il diritto delle donne a votare e a candidarsi."Abbiamo anche deciso - ha continuato re Abdullah - che le donne potranno far parte della Shura, a partire dal prossimo mandato", nel 2013. La Shura pealtro è un consiglio solo consultivo i cui membri sono scelti dal re. Come il governo, anch'esso appannaggio esclusivo del sovrano.Le donne in Arabia Saudita sono completamente sottoposte all'autorità degli uomini: senza il permesso di un familiare maschio, non possono lavorare, viaggiare e neppure recarsi dal medico. E non possono nemmeno guidare.Ora le parole del re sembrano indicare che la casa wahabita  non è più insensibile alle pressioni popolari. Anche se il movimento femminile saudita dovrà aspettare ancora alcuni anni per verificare se l'annuncio odierno è propaganda o un impegno serio.
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