martedì 29 marzo 2016
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Niente da fare. Si sgretola una delle (poche) certezze investigative a cui sembrava essere approdata la polizia belga. Faycal Cheffou, il giornalista freelance arrestato giovedì scorso, non è il famigerato “uomo con il cappello”, immortalato assieme agli altri due terroristi mentre cammina indisturbato all’interno dell’aeroporto di Zaventem di Bruxelles. Cheffou è stato rilasciato, ieri, per mancanza di prove ma resta per il momento incriminato per tutti i capi di accusa che gli erano stati contestati. «Gli indizi che avevano portato al suo arresto non sono stati confortati dall’evoluzione dell’inchiesta in corso. Di conseguenza il soggetto è stato rilasciato dal magistrato», hanno fatto sapere, con uno scarno comunicato, dalla Procura. Si tratta dell’ennesima “approssimazione”, dell’ennesimo errore in cui è caduto la polizia belga? Sta di fatto che la caccia all’uomo resta aperta. Ieri è stato diffuso un altro video che ritrae il commando dell’aeroporto. Nel filmato, che non era stato finora mai mostrato, si vede l’uomo di sempre, che indossa un cappello e una giacca bianca, mentre spinge un carrello con un’enorme valigia attraverso la hall delle partenze, accanto ai terroristi che qualche minuto dopo si faranno saltare in aria. Gli inquirenti sono tornati a chiedere la collaborazione della cittadinanza per individuare il «terzo uomo». A che punto sono le indagini? Difficile tirare le fila dei “progressi” compiuti fino ad oggi. Domenica sono finiti nella rete delle forze dell’ordine tre persone, identificate come Yassine A., Mohamed B. e Aboubaker O., dopo una serie di perquisizioni compiute a Bruxelles, Malines e Duffel. Ieri però si è appreso che le persone arrestate non sarebbero legate alle indagini sugli attacchi nella capitale, né a quelli di Parigi. Le notizie che arrivano da Atene – le autorità greche avevano trasmesso a quelle belghe tutti i risultati delle perquisizioni di gennaio 2015 nell’appartamento di Abbaoud ad Atene, grazie alle quali furono ritrovate mappe e disegni dell’aeroporto di Zaventem – metterebbero a nudo, ancora una volta, le pesanti falle nella prevenzione da parte delle autorità belghe. Tutto questo mentre sale ancora il bilancio delle vittime del duplice attacco di martedì scorso. I morti sono saliti a 35 dopo che il decesso, in ospedale, di altri quattro feriti. Sono 96 le persone ancora ricoverate. Le autorità e i medici legali hanno finora identificato formalmente 28 vittime. Tra queste 15 sono morte nelle due esplosioni all’aeroporto internazionale di Zaventem: sei hanno nazionalità belga e nove sono stranieri (Usa, Svezia, Germania, Francia e Cina). Nell’attentato alla metropolitana di Maalbeek, a pochi metri dalle istituzioni comunitarie, sono stati identificati finora 13 vittime: dieci sono belgi e tre stranieri (uno è l’italiana, Patricia Rizzo, ma ci sono state anche una vittima svedese e una britannica). Intanto, nel Paese, non si sono placate le polemiche per l’irruzione, avvenuta domenica, di 450 hooligans di estrema destra durante il silenzioso omaggio che i cittadini di Bruxelles stavano rendendo alle vittime degli attacchi terroristici. La commemorazione è stata interrotta dall’arrivo degli hooligans, vestiti di nero e a volto coperto, provenienti da Vilvoorde, che hanno marciato lungo le vie del centro dalla gare de Nord fino in piazza della Borsa gridando «Hooligans del Belgio, siamo a casa nostra». Si trattava di tifosi di estrema destra appartenenti a diversi club calcistici della “divisione 1”, l’equivalente della nostra serie A. Alcuni, visibilmente ubriachi, hanno fatto il saluto nazista e la folla ha risposto con fischi e urla. La polizia in assetto antisommossa è intervenuta con gli idranti e i gas lacrimogeni per disperdere le centinaia di tifosi. Tra gli applausi della folla, dieci sono stati arrestati. Gli altri si sono ritirati. «Chiedo rispetto per il dolore di tutto il Paese», ha ammonito il premier Charles Michel. © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI ESTREMISTI. L’irruzione di domenica degli esponenti dell’estrema destra al memoriale delle vittime di Place de la Bourse a Bruxelles (Ansa/Ap)
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