mercoledì 22 febbraio 2017
E' in atto, secondo la Ong, una «guerra» contro profughi e migranti. Gli Stati Uniti di Trump campioni «della retorica xenofoba»
Proteste contro la politica migratoria del presidentre Donald Trump (Ansa/Ap)

Proteste contro la politica migratoria del presidentre Donald Trump (Ansa/Ap)

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Una sorta di guerra strisciante in alcuni casi, manifestamente dichiarata (se non urlata) in altri, sta avvolgendo nei sui tentacoli l’intero pianeta. Con un unico “nemico”: la figura del rifugiato. L’atto di accusa arriva da Amnesty International, nel rapporto annuale sul rispetto dei diritti umani. Una «politica dell’odio» che mina profondamente «la democrazia» e che richiama, in maniera inquietante, il clima agli Anni Trenta del Novecento, segnato in Europa dall’esplodere delle dittature, dei totalitarismi, dei campi di concentramento, della tragedia della Seconda Guerra mondiale.
Una “guerra” che non risparmia nessuna latitudine e che ha spinto i governi a siglare «accordi che pregiudicano il diritto a chiedere asilo». L’Australia «ha inflitto di proposito sofferenze inaudite ai rifugiati intrappolati a Nauru e sull’isola di Manus». L’Unione Europea «ha firmato un accordo illegale e irresponsabile con la Turchia per rimandare indietro i rifugiati in un contesto insicuro». Messico e Usa «hanno continuato a espellere persone dall’America centrale, dove la violenza ha raggiunto livelli estremi». Il Rapporto 2016-2017, stilato dalla Ong, denuncia che 36 Paesi hanno violato il diritto internazionale, rimandando illegalmente rifugiati in Paesi dove i loro diritti umani erano in pericolo.


Ma questa «narrazione dell’odio e dell’esclusione» – secondo la denuncia di Amnesty International – avrebbe trovato nel presidente americano Donald Trump il suo “cantore”: «Il presidente Trump ha tradotto in azione la sua odiosa campagna elettorale xenofoba firmando decreti per impedire ai rifugiati di ottenere il reinsediamento negli Usa e per vietare l’ingresso nel Paese a persone in fuga dalla persecuzione e dalla guerra, come nel caso della Siria». Non solo. Secondo Amnesty – che ha inviato una lettera aperta al ministro della Giustizia Andrea Orlando per sollecitare l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano – Cina, Egitto, Etiopia, India, Iran, Thailandia e Turchia «hanno attuato massicce repressioni».
«Invece di stare dalla parte dei diritti umani, molti leader hanno adottato un’agenda disumanizzante per finalità politiche, violando i diritti di gruppi presi come capri espiatori per ottenere consenso o per distrarre gli elettori dai fallimenti delle politiche economiche e sociali», ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. «Le odierne politiche di demonizzazione spacciano vergognosamente la pericolosa idea che alcune persone siano meno umane di altre, privando in questo modo interi gruppi di persone della loro umanità», ha concluso.

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