mercoledì 17 febbraio 2021
Samira Zargari,allenatrice della squadra femminile, non ha potuto seguire le sue atlete. Per ottenere il visto di espatrio, per la legge iraniana, una donna deve avere il permesso del coniuge
Samira Zargari in una foto del suo profilo

Samira Zargari in una foto del suo profilo - Facebook

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Il nome di Samira Zargari compare nelle statistiche della Fis, la Federazione internazionale sci con un ranking non certo d’eccezione: poche centinaia di punti per essere classifica, in Super gigante nel 2018, al 1987esimo posto. Difficile eccellere nel mondo per chi, sulle nevi di casa di Darbandsar, ha tuttavia più volte vinto il titolo di campionessa iraniana: l’ultima nel 2015, in Slalom gigante.
In un Paese con 80 chilometri di piste, e sotto embargo per il nucleare, sciare è come una scommessa da vincere ogni anno. E se si è una bella ragazza dal sorriso ammaliante e gli occhi di un nero penetrante, si può intuire, è uno slalom continuo contro maschilismo e pregiudizi. E Samira (37 anni), appesi da tre anni gli sci al chiodo, diventata allenatrice della nazionale, non poteva che vedere in Cortina un prestigioso traguardo da tagliare. Un primo appuntamento internazionale come allenatrice sulle Alpi italiane di indubbio prestigio, ma per cui – in base alle legge iraniana – è necessario il permesso del marito. Per avere il visto di espatrio sul passaporto una donna, anche una ragazza sportiva e che veste all’occidentale – come dimostrano le foto di Samira presenti sui social – deve avere il permesso del marito. Così martedì, quando la squadra iraniana femminile di sci alpino ha lasciato Teheran, lo ha fatto senza la sua “head coach”. Il compito è stato affidato a Marjan Kalhor, un’altra tecnica della Federazione iraniana di sci.
Impossibile sapere quali siano le reali motivazioni di questo divieto, ma essere sportive e occidentalizzate non toglie alle donne iraniane uno “stato di minorità” sancito dal diritto di famiglia. La donna, di fatto, passa dalla tutela del padre a quella del marito, o in altri casi a quella del fratello o dello zio, senza mai poter affermare una sua piena autonomia.
Una situazione che stride sempre più con il ruolo sociale assunto dalle donne, in base alla emancipazione femminile favorita dalla rivoluzione iraniana e che ha portato le donne a ricoprire molte funzioni pubbliche. Uno stato di minorità femminile che accomuna, in base a presupposti giuridici e culturali del tutto simili, gran parte del mondo arabo: negli Emirati Arabi Uniti la principessa Latifa ha accusato il padre, il sovrano di Dubai, di tenerla prigioniera da quando nel 2018 ha tentato di fuggire dalla città. In Arabia Saudita Loujain al-Hathloul, 31enne attivista per il diritto delle donne saudite a guidare l’automobile, è stata liberata la scorsa settimana dopo essere stata condannata a cinque anni e otto mesi di prigione ed averne passati in carcere più di tre.
Per questo non aver permesso a Samira di essere al cancelletto di partenza delle gare di Cortina 2021 significa aver inforcato nel paletto della dignità della donna.

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