venerdì 11 marzo 2011
Sono sette le vittime accertate fra i cristiani, i musulmani sarebbero tre per la Procura, sei secondo i sanitari. Approvate misure più severe contro gli autori di atti di vandalismo. Alla cerimonia anche islamici: «Siamo tutti egiziani».
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Migliaia di persone hanno partecipato ieri mattina ai funerali di 7 giovani vittime cristiane dei violenti scontri con gruppi di concittadini musulmani avvenuti nella notte di martedì nel quartiere popolare, a maggioranza cristiana, della Moqattam, situato ai piedi dell’omonima collina di calcare a Sud del Cairo. Alle esequie ha partecipato anche un alto ufficiale dell’aeronautica, in rappresentanza del capo del Consiglio supremo delle Forze armate Hussein Tantawi, che ha assunto la guida del Paese dopo l’uscita di scena dell’ex presidente Hosni Mubarak. La cerimonia funebre, alla quale hanno assistito anche centinaia di musulmani – come già successo dopo la strage di cristiani di Alessandria d’Egitto, nella notte di capodanno – si è svolta nella chiesa di Saaman el-Kharaz, presso la collina di Moqattam. Ancora incerto il bilancio delle vittime della guerriglia fra copti e musulmani: la procura ha fatto sapere che le vittime sono dieci, sette cristiane e tre musulmane, mentre il ministero della Sanità e fonti delle Forze armate hanno diffuso una nota secondo cui i morti sarebbero stati 13 (7 cristiani e 6 musulmani). Sono 140 i feriti. Inoltre, testimoni (copti e musulmani) hanno raccontato che a sparare sono stati agenti delle forze dell’ordine e non cittadini. La vicenda sembra intrecciarsi con la ricomparsa, in altre zone del Cairo, di bande di uomini in borghese, con armi da fuoco o coltelli, sospettati di appartenere alla dismessa polizia segreta del regime uscente. Il Consiglio supremo delle Forze armate, così come la Fratellanza musulmana, teme che sia in atto tentativi di destabilizzazione della società egiziana da parte di fedelissimi di Mubarak, decisi a fare leva, sulle tensioni confessionali. Il Consiglio supremo ha infatti promulgato un decreto, proposto mercoledì dal premo ministro Sharaf, che inasprisce le pene per teppisti e vandali.Significativa la risposta dei partecipanti alle esequie che hanno issato cartelli eloquenti: «Copti e musulmani siamo mano nella mano, tutti egiziani»; «No alle divisioni confessionali, no al sangue, siamo tutti per l’Egitto». La cerimonia funebre, per la quale si temevano nuove violenze, si è svolta nella calma. L’esercito ha garantito la sicurezza della piazza antistante l’edificio. «La rivoluzione ha scatenato le diverse forze, mentre si stanno presentando tutti i problemi che da tempo affliggono l’Egitto», ha dichiarato a Fides Nabil Fayez Antoun, direttore delle Pontificie opere missionarie (Pom) dell’Egitto. Il prelato ha poi aggiunto: «È una fase molto confusa, è difficile orientarsi. Speriamo che prevalga la ragione sulla violenza», ha dichiarato Nabil che tuttavia ritiene che ora in Egitto si possano aprire degli spazi anche per i cristiani.
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