venerdì 28 maggio 2021
L’Ong punta a raggiungere con le inoculazioni i distretti più remoti in 6 Paesi Don Carraro: «Occorre migliorare la distribuzione, formare gli operatori e mobilitare le comunità»
Africa, vaccini fino all'ultimo miglio. Il Cuamm: «Non sprechiamo le dosi»

Ansa

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Fare in modo che le dosi di vaccino, già scarsissime per il Sud del mondo, si trasformino in una effettiva vaccinazione, raggiungendo anche «l’ultimo miglio», l’ultimo villaggio, e non solo le aree urbane più attrezzate. Perché chi lavora sul campo nel mondo della cooperazione allo sviluppo lo sa: il rischio che gli aiuti – e cosa aiuta di più di un vaccino nel mezzo di una pandemia? – si fermino per la fragilità di un sistema sanitario, della logistica, della distribuzione è ancora troppo alto e può vanificare gli sforzi fatti a monte.

È già successo, nelle ultime settimane, che Paesi come il Malawi o il Sud Sudan siano stati costretti a distruggere migliaia di dosi di vaccino anti-Covid ormai scadute o in scadenza, perché impossibilitati a inocularle in tempo utile. Perché ciò non accada più si sta muovendo Medici con l’Africa Cuamm, Ong in prima linea sui fronti caldi della sanità con 23 ospedali in diversi Paesi africani. L’organizzazione ha lanciato ieri «Un vaccino per noi», una cruciale raccolta fondi che punta a contribuire a un piano vaccinale per l’Africa.

Perché il continente nero, una volta vaccinati tutti gli altri, non resti il continente del Covid. «Io dico sempre che ci sono due gambe su cui lavorare – spiega ad Avvenire don Dante Carraro, direttore del Cuamm –. La prima è una battaglia che riguarda la politica internazionale e i grandi interessi legati ai brevetti dei vaccini, un aspetto sul quale il Papa è stato tra i primi a esprimersi, in modo da aumentarne la produzione, magari riuscendoci anche in Africa. È un investimento a lunga gittata per il continente africano, ma che va affrontato. La seconda sfida è quella della distribuzione: far sì cioè che si possano raggiungere anche i posti più lontani, lavorando con le comunità e con la formazione degli operatori locali».

L’obiettivo del Cuamm è di raccogliere 2,5 milioni di euro, con offerte che partono dall’acquisto di una dose di vaccino da 10 euro, per immunizzare 5 milioni di persone in sei Paesi: Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Uganda. Al lancio della raccolta, con il rettore dell’Università degli Studi di Milano Elio Franzini, sono intervenuti in una tavola rotonda gli esperti Pasquale Ferrante, Massimo Galli, Alberto Mantovani, Donatella Taramelli e Mario Raviglione. «Non dimentichiamo – aggiunge don Dante Carraro – che questa campagna è importante per le popolazioni africane ma anche per la nostra sicurezza.

Con le vaccinazioni interrompiamo il ciclo replicativo del virus e la possibilità che si sviluppino nuove varianti». Il direttore del Cuamm sottolinea inoltre che, a fronte di 130mila morti ufficiali, in Africa il Covid-19 ha picchiato duro soprattutto a livello di «effetti secondari indiretti». «Sono tornato da poco dalla Sierra Leone: lì nel 2019 i principali reparti maternità avevano assistito 8.300 mamme durante il parto, scese a sole 6.300 nel 2020. Vuol dire che 2mila mamme, a causa delle restrizioni alla mobilità e della pandemia, hanno partorito in maniera non sicura. Ma gli aspetti indiretti riguardano anche la maggiore malnutrizione, un maggior numero di malati di tbc, un minore accesso ai farmaci antiretrovirali per i malati di Aids». In Sierra Leone don Dante ha assistito alle prime vaccinazioni tenutesi in una zona rurale per le categorie prioritarie: operatori sanitari, insegnanti e militari.

«Dopo di loro occorrerà mobilitare le comunità. Ed è più facile che le persone si fidino se al loro fianco è già stato affrontato un cammino di cooperazione, che necessita di tempi lunghi». «Bisogna spiegare anche gli adulti perché è cruciale vaccinarsi, senza sostituirsi ai sistemi sanitari locali, ma accostandosi a questi perché funzionino meglio, riempiendo i loro vuoti. Tutti insieme, possiamo farcela».

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