giovedì 3 febbraio 2022
Dopo le inondazioni della scorsa settimana, nuovo allarme in Madagascar, Malawi e Mozambico per il ciclone Batsirai. L'Ong Coopi: «C’è il rischio carestia».
La distruzione portata dal ciclone Ana in Malawi nei giorni scorsi

La distruzione portata dal ciclone Ana in Malawi nei giorni scorsi

COMMENTA E CONDIVIDI

Gli effetti del cambiamento climatico – che sta intensificando la frequenza dei fenomeni meteorologici estremi – continuano ad essere devastanti per la costa sud-orientale africana. Dopo le drammatiche conseguenze del passaggio del ciclone Ana su Malawi, Mozambico e Madagascar, è previsto tra domani e sabato l’arrivo sullo stesso Madagascar del ciclone Batsirai. Folate di vento fortissime erano in corso già oggi, assieme ad intense piogge, ma il picco della forza del ciclone è prevista per il fine settimana con raffiche anche di 220 chilometri orari. Le autorità del Madagascar stimano che almeno mezzo milione di persone potrebbero essere danneggiate da Batsirai.

Il ciclone potrebbe colpire anche i Paesi vicini, ancora in ginocchio dopo il passaggio di Ana, che ha causato ingenti danni a persone e infrastrutture, nonché la distruzione di migliaia di ettari di coltivazioni. «La situazione è ancora incerta, soprattutto nei due distretti di Chikwawa e Nsanje dove noi operiamo che sono ancora isolati perché le strade sono state spazzate via dall’esondazione dei fiumi Shire e Mwanza – riferisce ad Avvenire dal Malawi Giuseppe Valerio, responsabile nel Paese dell’Ong Coopi –. Queste zone non hanno elettricità da una settimana e ora anche le scorte di carburante iniziano a scarseggiare». Nel solo Malawi il ciclone Ana ha colpito oltre 800mila persone, con 32 morti accertate e 20 dispersi, oltre a 150 feriti. «La devastazione causata dal ciclone va ad aggiungersi ad una stagione agricola precaria, quindi nel medio periodo si prefigura anche un rischio di carestia acuta molto concreto», aggiunge Valerio.

​Le testimonianze

Il personale di Coopi ha raccolto le testimonianze di alcune persone fuggite dal villaggio di Kabichi e che ora si sono stabilite nel campo per sfollati di Thanda. Elson Butao ha 36 anni e 5 figli: la sua casa è stata spazzata via dal ciclone Ana, così come il suo campo di circa 2 ettari. «Senza l'alluvione avrei potuto raccogliere 26 sacchi di miglio per poter nutrire la mia famiglia allargata quest'anno – sottolinea Elson -. Se avessi un'altra possibilità, vorrei richiedere aiuto per poter costruire una casa fatta di mattoni, una per me e una per mia madre. Sono stanco di queste case fatte di argilla». «Se nel nostro villaggio non ci fossero stati dei giovani per portarmi fino al punto di evacuazione sarei potuta morire – racconta sua madre, Annie Chipendeni, vedova e disabile, la cui casa è stata anch'essa spazzata via -. L'unico oggetto che sono riuscita a portare con me quando ho sentito il rumore dell'acqua la mattino presto, intorno alle 4, è stata la mia carta d'identità che tengo sempre con me».

Nei distretti di Chikwawa e Nsanje Coopi sta operando per migliorare la capacità delle comunità locali di prepararsi e rispondere ai disastri naturali provocati da eventi sempre più frequenti come i cicloni, un tema a cui è sensibile l’intera regione, Madagascar e Mozambico compresi. Negli ultimi giorni la presenza sul campo nelle zone più colpite ha inoltre consentito a Coopi di poter agire da subito, fornendo supporto logistico e assistenza tecnica alle autorità locali per garantire l’immediata verifica dei danni causati dal ciclone Ana e le attività di ricerca e primo soccorso. Ieri era forte, evidentemente, l’apprensione per l’arrivo del nuovo ciclone Batsirai, che rischia peraltro di non essere nemmeno l’ultimo fenomeno estremo di questa stagione.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: