domenica 19 febbraio 2017
Strumentalizzata, cambiò idea. Fino a diventare una nota attivista per la vita
Norma McCorvey, «Jane Roe»

Norma McCorvey, «Jane Roe»

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Norma McCorvey, con lo pseudonimo di «Jane Roe» protagonista nel 1973 del caso legale che portò alla sentenza della Corte Suprema «Roe contro Wade» che legalizzò l’aborto negli Stati Uniti, è morta ieri in Texas a 69 anni.

McCorvey aveva 22 anni, era poverissima, alcolizzata e tossicodipendente quando la sua decisione di interrompere una gravidanza non voluta la mise al centro della lotta di va- ri gruppi che chiedevano la legalizzazione dell’aborto. In realtà la donna finì col dare alla luce il bambino del quale aveva pensato di liberarsi e a darlo in adozione.

Più tardi, McCorvey si convertì al cattolicesimo e divenne una nota attivista del movimento in difesa della vita, dedicando la sua esistenza a ribaltare a sentenza che, a suo nome, ha aperto la strada con la sentenza “storica” all’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. In varie interviste, anche in tempi recenti, la donna ha sempre spiegato di essere stata manipolata e usata dall’avvocato che la rappresentò nella battaglia in tribunale (dove fisicamente non si presentò mai, limitandosi a firmare i documenti sottoposti dal suo legale che cavalcò il caso).

E, soprattutto, di non essere stata consapevole all’epoca del caso delle conseguenze della maratona giudiziaria che la portò a compiere.

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