sabato 5 maggio 2018
Il premio per la Letteratura quest'anno non sarà assegnato. La giornalista svedese: è triste, molti autori attendevano il premio.
Kajsa Ekis Ekman

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È arrabbiatissima, Kajsa Ekis Ekman: 38 anni, scrittrice e giornalista freelance di Stoccolma (scrive anche per Dagens Nyheter, il quotidiano che ha sollevato lo scandalo dell’Accademia), femminista impegnata con il movimento #metoo, trova sconvolgente che il suo Paese, noto per la cultura dell’eguaglianza tra uomo e donna, salga agli onori delle cronache mondiali per la corruzione, anche sessuale, di alcuni dei suoi cittadini più colti e rispettati. (QUI LA CRONACA)

Kajsa, qual è stata la sua reazione alla notizia della sospensione del Nobel?

È triste, perché ci sono molti autori che meritano il premio. Alcuni di loro sono molto anziani e forse non avranno un’altra opportunità. Lo scrittore albanese Ismail Kadare è uno di loro. L’Accademia ha una responsabilità riguardo allo status della letteratura nel mondo e dovrebbe andare oltre le sue beghe.

Avrebbe mai pensato che uno scandalo sessuale potesse colpire una istituzione culturale del livello dell’Accademia?

L’Accademia gode tra gli svedesi di un grande rispetto. Siamo orgogliosi che il più importante premio letterario del mondo venga assegnato qui e consideriamo i suoi componenti come intellettuali, non certo come corrotti e volgari protettori di stupratori. Lo scandalo ha rivelato quanto in basso siano caduti alcuni membri dell’Accademia e che la corruzione esiste da tempo, con l’Accademia che premia i propri amici anziché coloro che lo meritano.

Cosa pensa come femminista e come svedese del movimento #metoo?

Penso che ora non possa più essere fermato. Ha spezzato un lungo silenzio. Molte donne sono uscite allo scoperto. Spero che in futuro gli uomini di potere siano più cauti nel molestare le donne perché non potranno più contare sul nostro silenzio. Chiediamo rispetto e luoghi di lavoro liberi dalle aggressioni. Il movimento #metoo in Svezia abbraccia tanti settori: decine di migliaia di avvocate, cameriere, giornaliste, attrici hanno firmato manifesti in cui denunciano la “cultura” delle molestie sessuali.

La principessa Vittoria è stata molestata dal fotografo Arnault 12 anni fa. Perché non ha denunciato prima?

È una principessa. Non è così facile.

La Svezia registra tassi di molestie sessuali tra i più alti in Europa. Qual è la spiegazione?

Le donne nordiche tendono a denunciare più spesso. In Arabia Saudita e Qatar si registrano pochissimi stupri, ma questo non vuol dire che non ci siano violenze bensì che le donne stanno zitte. Inoltre la definizione di assalto sessuale qui è diversa. Se un uomo violenta una donna cento volte, in Svezia questo conta come cento violenze, mentre in altri Paesi europei conta come un caso unico. Così le statistiche sono diverse.

Nello scandalo che ha colpito l’Accademia c’è anche la questione dei finanziamenti pilotati. Che peso ha il risvolto economico?

Dimostra la natura corrotta dell’Accademia. I suoi membri hanno agito come una sorta di confraternita, finanziandosi l’uno l’altro e i propri amici. Molte artiste hanno potuto ottenere fondi solo se prestavano favori sessuali. E quando hanno avuto la possibilità di cambiare, hanno preferito proteggersi l’un l’altro. Questo dimostra che non hanno capito la serietà e la vastità del problema.

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