mercoledì 6 dicembre 2017
Burke: conversazione per iniziativa del presidente palestinese. Nei Territori i «Tre giorni della collera»
Abu Mazen chiama il Papa. E si rivolge ai leader mondiali
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Dopo il frenetico susseguirsi di telefonate fra la Casa Bianca e i principali leader arabi, e pure un colloquio diretto fra Washington e Ramallah, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas), ha tentato il tutto per tutto nella partita che potrebbe rivelarsi l’ultima della sua carriera di politico.

Alla vigilia della probabile dichiarazione ufficiale di Washington sullo spostamento della propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, con implicito riconoscimento della città santa come capitale di Israele, il numero uno dell’Anp si è appellato a papa Francesco affinché con un suo intervento impedisca l’attuazione del piano di Donald Trump. Il portavoce della Santa Sede, Greg Burke, ha specificato che la conversazione è avvenuta «per iniziativa di Abbas».

Secondo quanto riportato dall’agenzia palestinese Wafa, Abu Mazen si è poi rivolto al presidente russo Vladimir Putin, al re della Giordania Abdullah II e al presidente francese Emmanuel Macron. In particolare, Abu Mazen avrebbe informato Putin delle «minacce per la città di Gerusalemme» e delle «gravi ripercussioni» che ci saranno nella regione con il trasferimento dell’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Il presidente dell’Anp ha dichiarato: «Occorre muoversi immediatamente per proteggere Gerusalemme e i suoi santuari islamici e cristiani che sono esposti a rischi».

Abu Mazen ha telefonato pure al grande imam di al-Azhar, Ahmed Muhammad al-Tayyeb, che si è detto contrario al trasferimento dell’ambasciata statunitense e ha ribadito il sostegno alla creazione di uno «Stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale».

Intanto in Israele i responsabili delle forze armate hanno preso in esame la possibilità di inviare rinforzi in Cisgiordania, dove sono stati già proclamati tre giorni di manifestazioni popolari di protesta, i «Tre giorni della collera». È già stata rafforzata la protezione delle sedi diplomatiche statunitensi nel Paese. Nei Territori e nelle reti sociali l’atmosfera è già arroventata. Domani a Gaza Hamas porterà in piazza decine di migliaia di sostenitori, nel 30esimo anniversario della sua fondazione, mentre a Ramallah tutte le fazioni politiche palestinesi marceranno per condannare la politica di Trump.

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