sabato 13 maggio 2017
Rigettato il ricorso del padre del ragazzo, sostenuto invece nella sua scelta dalla madre. «Sì alle terapie alternative, anche se riducono le chance di sopravvivenza»
Dodicenne rifiuta la chemioterapia. Il giudice: può decidere lui
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In un’Olanda in cui sono già numerosi i casi di eutanasia infantile, un ragazzino di 12 anni malato di tumore può decidere di rifiutare la chemioterapia. Questo anche se così facendo, stando a documenti medici, le sue probabilità di sopravvivenza si riducono dal 75-80% al 50% e con almeno uno dei due genitori fermamente contrario al rifiuto della terapia. Il tutto in base ad un discutibile principio di “autodeterminazione” di cura. A stabilirlo, nel caso specifico, è stato un giudice di Alkmaar, città nel nord dei Paesi Bassi.

Nel novembre scorso al 12enne David era stato diagnosticato un tumore al cervello. Il ragazzino si era sottoposto a sei settimane di trattamento radioterapico dopo che il tumore era stato rimosso con successo, ma aveva chiesto di poter avere accesso a terapie alternative al posto della chemioterapia a causa dei suoi effetti collaterali.

In questa richiesta avevano avuto il loro peso le convinzioni della madre. I genitori di David sono divorziati, ma mentre la madre del ragazzino sostiene la necessità di terapie alternative, il padre aveva chiesto al tribunale di ordinare che David fosse sottoposto alle ulteriori cure consigliate dai medici anche contro la sua volontà. Il giudice, però, ha dato ora torto al padre, equiparando in sostanza il 12enne David ad un adulto che ha il diritto di decidere sulla sua salute, nonostante ciò possa ridurre le sue chance di sopravvivenza.

Secondo il magistrato, “David è preoccupato soprattutto degli effetti collaterali della chemioterapia e del peggioramento della qualità della sua vita. Le principali procedure mediche richiedono il suo consenso, prendendo in considerazione il suo diritto all’auto-determinazione. E David ha preso la sua decisione”. Il ragazzo “è in grado di valutare cosa sia meglio per se stesso, le conseguenze delle proprie azioni, anche quelle negative”. Insomma, secondo il giudice “non vi è alcuna ragione per non rispettare la sua volontà”.

Il padre di David sostiene che il figlio dia segnali contraddittori, da una parte dando l’impressione di volersi arrendere, dall’altra facendo invece progetti per il futuro. Uno psichiatra ha detto alla corte che David non è depresso e che ha una forte volontà di vivere, ma che prende in considerazione anche la possibilità di morire. In Olanda già dall’età di 12 anni i minorenni sono considerati per la legge in grado di poter chiedere l’eutanasia, sotto determinate condizioni di indicibile sofferenza senza possibilità di miglioramento. Il caso di David non attiene strettamente alla questione dell’eutanasia, ma il suo esito giudiziario rafforza la problematica posizione secondo cui un minorenne è in grado di decidere in autonomia per la propria salute.

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