sabato 5 marzo 2022
L’Unicef: «Metà dei rifugiati sono minori». La Polonia in prima linea: «Aiutiamo tutti». Folla oceanica alla stazione di Berlino. E l’Italia si organizza:dai convogli di tir ai “borghi aperti”
Un gruppo di bambini evacuati dall'orfanotrofio di Zaporizhzhia salgono a bordo di un bus per la Polonia

Un gruppo di bambini evacuati dall'orfanotrofio di Zaporizhzhia salgono a bordo di un bus per la Polonia - Reuters

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Il fiume umano scorre verso l’Occidente senza fermarsi mai, anzi cresce, e cresce. A dieci giorni dall’inizio della guerra sono già 1,4 milioni secondo le stime ufficiali dell’Onu – ma potrebbero essere un milione e mezzo già entro stasera – i cittadini ucraini che, per sfuggire ai bombardamenti e alla furia distruttiva dei tank russi, hanno lasciato le loro città attraverso le frontiere aperte di Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldavia.

Chi può, scappa. La maggior parte dei profughi, infagottati nei loro piumini, si muove a piedi, trascinando per decine e decine di chilometri una valigia zeppa di cose essenziali portate via in fretta. Le autostrade sono cimiteri di auto vuote, abbandonate anche quelle per sfuggire alle bombe. Nelle colonne si vedono soprattutto donne spaventate, che tengono per mano o in braccio i figli (secondo l’Unicef la metà dei profughi sono minori, molti dei quali, però, non accompagnati: un’altra emergenza), ma con loro camminano anche anziani, a passo incerto, affrontando il doloroso viaggio nel freddo pungente con il pensiero ai propri cari rimasti a casa: gli uomini tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare il Paese perché devono difendere la patria. Le scorte d’acqua scarseggiano e c’è chi tra gli sfollati in marcia prende la neve per bere.

Le carovane approdano alle stazioni ferroviarie o agli hub dei pullman per proseguire con i mezzi pubblici ai centri di raccolta dei rifugiati, oppure giungono a piedi fino alle sbarre delle dogane, che restano sempre alzate, giorno e notte. Altri riempiono torpedoni e treni mentre altri ancora si incolonnano con l’auto per superare il confine: code che possono durare anche più di dodici ore. «Questa è la crisi migratoria più rapida che abbiamo visto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale» spiega il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi.

Oltre le linee di demarcazione i migranti della guerra vengono smistati nei vari Paesi dell’Ue. Ma l’attesa può durare anche tre-quattro giorni e qualcuno esausto è già tornato indietro. Migliaia si ricongiungono con i parenti che già vivono e lavorano in Italia, Germania, Francia, Belgio, Olanda. Stanno partendo in massa soprattutto da Kiev, Leopoli, Mariupol, Volnovakha, Kharkiv, Kherson, Sumy, Odessa e dalle città sotto il fuoco dei russi, già distrutte o fatte evacuare per ragioni di sicurezza. I civili in fuga arrivano alle frontiere polacche nei varchi di Budomierz, Korczowa e Medyka o a quella romena di Siret, a Vysné Nemecké in Slovacchia, Záhony in Ungheria o Palanca in Moldavia, le più affollate.

È la Polonia la prima linea dell’emergenza e il Paese che si sta facendo più carico degli arrivi: l’ambasciata polacca in Italia informa che «tutte le persone in fuga dall’Ucraina a causa dell’aggressione russa (sarebbero circa 500mila quelli arrivati fino a ieri, ndr) possono entrare nel Paese: offriamo rifugio a ogni persona la cui vita è in pericolo, indipendentemente dalla nazionalità». Il governo di Varsavia ha varato un piano di ricostruzione per l’Ucraina con l’utilizzo di un fondo di 100 miliardi di euro finanziato dall’Unione europea, garantendo a ogni famiglia che ospita profughi ucraini la somma di 10 euro al giorno in zloty.

Anche la Germania è mobilitata: solo nella capitale tedesca si sono superati i 20mila profughi. Alla stazione centrale di Berlino in queste ore impressiona la folla immensa che si riversa sui binari: molti sventolano la bandiera giallo-blu mentre gli altoparlanti ripetono in continuazione «cari viaggiatori dall’Ucraina, benvenuti». E fuori dalla Hauptbahnof centinaia di berlinesi offrono ospitalità gratuita nelle loro case a chi vuole fermarsi.

Nel nostro Paese finora sono entrati 11.323 cittadini ucraini, principalmente attraverso la frontiera terrestre al confine sloveno, fa sapere il Viminale. Le principali destinazioni sono Roma, Milano, Bologna e Napoli. La Protezione civile parla di «situazione completamente inedita», ha affidato ai presidenti delle Regioni l’organizzazione dell’accoglienza in collaborazione con sindaci, prefetti, e la fitta rete del volontariato. Nel Lazio, ha annunciato Nicola Zingaretti, sono già pronti 10mila posti mentre la Calabria ha stanziato fondi per accogliere gli ucraini nei borghi in via di spopolamento: «Quattro milioni di euro saranno destinati alla “rifunzionalizzazione” delle abitazioni», ha detto il presidente Roberto Occhiuto. In Sardegna, invece, come in altri territori, saranno messi a disposizione gli ex covid-hotel. E intanto da Firenze sono partiti ieri per Varsavia i primi tre autotreni carichi di generi alimentari, vestiario, materiali di prima necessità e farmaci. L’iniziativa è della confederazione delle Misericordie. Oggi invece alle 12.30 a Roma, da Lungotevere Pietra Papa parte per l’Ucraina un tir lungo 20 metri carico di 22 tonnellate di aiuti per la popolazione: scatolame, prodotti per l’igiene, abiti, medicinali: l’operazione umanitaria è nata dall’appello dell’Associazione Romeni in Italia e di Salvamamme Sos Ucraina che hanno raccolto 1.300 cartoni di beni.

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